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Portale acquisti della PA: si paga per avere informazioni e si è scelti solo sulla base del prezzo

28 Maggio 2015 Lavoro, Vita da freelance

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera sul portale www.acquistinretepa.it , indirizzata al  Presidente del Consiglio e ai Ministri della Pubblica Amministrazione, del Tesoro e dello Sviluppo Economico, e per conoscenza a varie associazioni tra cui ACTA.

Vorrei esprimere tutto il mio sdegno e la mia indignazione in relazione all’ultima novità del portale in oggetto. Lo so che potrà sembrare un’inezia rispetto ai problemi attuali dell’Italia, se non fosse però che costituisce la goccia che fa traboccare il vaso….

Mentre cercavo di chiamare il call-centre del portale per avere un’informazione, mi rendo conto che non c’è più nessun numero gratuito da chiamare. Attraverso l’help on line riesco a capire che non esiste più il call centre e che non esiste più nemmeno il ‘filo diretto’ on line, e che invece è stato istituito un numero a pagamento per richiedere informazioni. Naturalmente non sono riuscita a reperire nessun indirizzo email o numero di telefono di qualche responsabile, perché a quanto pare non ce ne sono. Forse è l’etere il responsabile? Vorrei sapere nome e cognome del responsabile (o irresponsabile!) di quest’ultima trovata.

Come se non bastasse il fatto che da quando c’è il portale non si lavora più, e che gli enti preposti hanno fatto pochissima informazione sul suo utilizzo, e che contemporaneamente sono spuntati tanti avvoltoi che si offrono invece per fare formazione sull’uso del portale a caro prezzo, ora c’è anche la beffa: per richiedere informazioni per utilizzare qualcosa che ci è stato imposto dallo stato, solo perché vorremmo lavorare, dobbiamo anche pagare?

Ma qual è la mente perversa che ha istituito questa procedura? È questa la semplificazione di cui tanto si parla? Tutta la nuova politica di digitalizzazione e pseudo-semplificazione non ha fatto altro che gravare economicamente sulle spalle dei contribuenti e soprattutto delle piccole imprese e dei professionisti che non hanno certo le strutture informatiche e di personale per affrontare la cosiddetta digitalizzazione, e che già non godevano di ottima salute.

Ritengo che sia vergognosa e scandalosa quest’ultima vessazione da parte di uno stato che non fa altro che punire le piccole imprese e chi vuole veramente lavorare, mentre attraverso il sistema del MEPA non fa che accentrare i lavori nelle mani di poche e grandi imprese, che hanno i santi in paradiso per poter andare avanti, più o meno legalmente.

Il portale in oggetto non ha fatto altro che fustigare le piccole imprese e ingrassare le grandi imprese. Io, insieme a molti altri professionisti e piccole imprese, ho perso la metà dei miei clienti dall’avvento del MEPA e della CONSIP, dopo aver faticosamente costruito un rapporto di fiducia con i vari enti pubblici con cui ho sempre lavorato onorevolmente per anni. Questi non hanno ora più il diritto di rivolgersi direttamente a me o ad altre imprese di fiducia, perché obbligati ad utilizzare il portale on line, con l’unico criterio che è quello del prezzo più basso, a scapito della qualità dei servizi richiesti.

Contemporaneamente, nel gennaio 2013 è passata una legge, la n. 4 che regolamenta le professioni non ordinistiche, in grave conflitto con l’uso del portale. Da una parte si chiede il prezzo più basso per far risparmiare gli enti pubblici, ribadisco, a scapito della qualità dei servizi, dall’altra si richiedono ai professionisti qualità, garanzie, certificazioni, aggiornamenti professionali, quote ad associazioni di categoria, che rappresentano un notevole costo, per appartenere a qualche ente che possa far valere i nostri diritti, per essere riconosciuti come professionisti seri e di alta qualità, una garanzia per il consumatore. Ma il risultato è che non lavoriamo più perché siamo troppo cari.

Vorrei che i vari ministri, che non sembrano essere consapevoli di quello che fanno, si rendano conto di quello che sta succedendo a distanza di tre anni dall’introduzione dell’obbligo di legge sull’e-procurement (che bella parola!). E vorrei che tutti gli organi di stampa, sindacati e altre associazioni varie facciano qualcosa di concreto perché questa situazione è diventata ormai insostenibile. Se per lavorare dobbiamo pagare, addirittura anche il call-centre, questo altro non è che un’immane tangente legalizzata. Non credo si possano usare altri termini.

Non mi aspetto una risposta che giustifichi queste scelte, mi aspetto invece che sia subito ripristinato il call centre totalmente gratuito per chiedere informazioni, e che siano introdotti altri criteri di scelta e valutazione delle gare d’appalto fatte attraverso il MEPA, per non gravare ulteriormente sulle spalle dei più deboli, e per far sì che anche noi possiamo continuare a lavorare e non solo a pagare le tasse.

Grazie per l’attenzione.

Cordiali saluti

Beatrice Romano

Firenze, 26 Maggio 2015

ACTA
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1 Commenti

  1. Mimmo

    Reply

    Sottoscrivo con adesione totale, e sono pronto a contribuire con i dettagli della mia personale negativa esperienza da utente e da progettista di sistemi informativi.

    29 Mag 2015

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di ACTA tempo di lettura: 3 min
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