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La guerra (finta) all'uso dei contanti nasconde quella (vera) alle partite IVA

20 Luglio 2015 Lavoro

Nella delega fiscale in via di approvazione, nella parte riguardante la riforma delle sanzioni amministrative e tributarie, sono previste multe sui prelievi ingiustificati di contanti dal conto corrente effettuati da professionisti e partite IVA. Il governo di centrosinistra prova in questo modo a reintrodurre dalla finestra, vale a dire con qualche ritocco formale, la famigerata norma introdotta nel 2005 dal governo di centrodestra (quello amico del lavoro autonomo, secondo la vulgata giornalistica) uscita dalla porta nell’autunno scorso a seguito della bocciatura subita ad opera della Corte Costituzionale dopo nove anni di contenziosi tra fisco e contribuenti al cui confronto il teatro di Ionesco sembrerebbe l’apoteosi della logicità.

Secondo il codicillo in parola sarebbero considerati ingiustificati – e quindi passibili di sanzioni pecuniarie dal 10 al 50 per cento di quanto prelevato – tutti i prelievi dei quali non venisse fornita corretta e documentata indicazione dei beneficiari dei prelievi stessi.

Ora, al di là della banale osservazione che quando acquistiamo un cappuccino (magari, udite udite, con relativo cornetto), un quotidiano, una rivista, le sigarette, quando compriamo frutta e ortaggi dal pakistano sotto casa che ha prezzi così convenienti ma è sprovvisto del bancomat, quando facciamo la spesa al supermercato ma il bancomat non funziona ecc. ecc. paghiamo in contanti e non ci viene rilasciata alcuna ricevuta ma soltanto uno scontrino, per non parlare di quando facciamo un’elemosina o regaliamo qualche  banconota al nipote che compie gli anni,  va detto che il principio che ispira il tentativo dell’ennesimo blitz ai danni di professionisti e partite IVA, cioè che il contante genera nero, non sta in piedi perché in realtà è vero il contrario: è il nero a generare contante; il quale può poi essere usato per fare del nero senza farlo prima transitare dal conto corrente (tra l’altro qualsiasi versamento sul conto corrente di contante non fatturato può essere facilmente individuato dall’agenzia delle entrate). Perciò il prelievo di contante, necessario per la vita di tutti i giorni, costituisce la più evidente dimostrazione del fatto che il lavoratore autonomo non dispone di provviste di contante generato da incassi in nero.

Se però davvero, a dispetto di ogni considerazione di buon senso sull’effettiva  possibilità nella vita quotidiana di effettuare pagamenti facendo ricorso soltanto a mezzi tracciabili, si attribuisce all’uso del contante una capacità quasi diabolica di generare evasione fiscale e si ritiene quindi comunque necessario quanto più possibile inibirlo, occorrerebbe sottoporre ai controlli sull’impiego del contante stesso non soltanto professionisti e partite IVA. Tutti, infatti, conosciamo lavoratori dipendenti e pensionati che pagano in nero l’attività per esempio di imprese artigianali – e non soltanto quando occorre sturare il lavandino di casa ma anche in occasioni un po’ più importanti – ottenendo in tal modo sconti su quanto dovuto ed evadendo l’imposta sul valore aggiunto (che, non lo si dimentichi, è a carico del committente, non del commissionario). Non occorre tuttavia essere dotati di fervida fantasia per immaginare il finimondo che i sindacati farebbero scoppiare se ad essere presi di mira con provvedimenti fiscali assurdi e vessatori fossero anche coloro di cui si considerano i rappresentanti. Per questo i vari governi che si succedono e si succederanno non prendono e mai prenderanno neppure in esame la possibilità di cercare di fare cassa sottoponendo all’attenzione dell’agenzia delle entrate anche soggetti diversi da professionisti e partite IVA.

Un’ultima osservazione: non ci vengano a dire che la norma verrebbe applicata dall’agenzia delle entrate con ragionevolezza. A parte il fatto che sulla ragionevolezza dei comportamenti dell’agenzia stessa, per come l’abbiamo fin qui conosciuta, ci sarebbe non molto ma moltissimo da obiettare, va ricordato come la speranza dei sudditi nella clemenza del sovrano e di tutte le sue emanazioni è propria di uno stato assoluto: in uno stato di diritto, come l’Italia vorrebbe essere, è solamente la legge a regolare i rapporti tra stato e cittadini.

Mario Panzeri

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5 Commenti

  1. Luciano

    Reply

    Negli Stati di diritto, nonché nei Paesi normali/civili, il cittadino è innocente fino a prova contraria.

    In Italia, al contrario, il cittadino-suddito è colpevole fino a quando non è in grado di dimostrare il contrario.

    La Pubblica Amministrazione tenta di applicare costantemente questo principio antidemocratico, sia tramite la folle norma sui “prelievi ingiustificati di contanti ” (la “giustificazione” la deve esibire il cittadino-suddito consumatore), sia tramite gli “studi di settore”, che invertono l’onere della prova a sfavore del cittadino-suddito contribuente), nonché in mille altre circostanze del vivere quotidiano (non trovi la ricevuta di pagamento del canone TV? Io, Stato ti multo, in quanto non sono tenuto ad accorgermi di aver incassato quanto da te dovuto, mentre tu, cittadino-suddito pagatore di canone TV, hai l’onere di provare di aver pagato).

    Si potrebbe continuare all’infinito con gli esempi, spesso accettati supinamente dal cittadino-suddito rassegnato.

    21 Lug 2015
  2. briganzia

    Reply

    La tesi sostenuta dall’articolo è un po’ debole. E’ ovvio che il problema dei contante non genera nero solamente per le P.IVA (per quelle che lo possono e vogliono fare). Dopodiché dire “perché soltanto a noi?” mi sembra più una posizione di debolezza che di forza. E’ pur vero che senza combattere la grande evasione fiscale in quesro paese non ne verremo più a capo.

    26 Lug 2015
  3. Ale

    Reply

    Gli studi di settore che vedono un paese inesistente.
    Il POS anche se sei di dimensioni infime e vieni pagato solo con bonifico.
    La fatturazione elettronica alla PA, che quel che incassi lo paghi per salvare la fattura (solo in Italia, un sistema così farraginoso, altro che semplificazione!)
    Ora le multe sui prelievi “ingiustificati” dal bancomat (e chi ha conto unico personale/attività?)*
    Poi ci sarà la fatturazione elettronica anche tra privati (vedi sopra).
    E regimi dei minimi indegni di questo nome, nel quale non riescono a entrare proprio quelli cui servirebbe.
    E DITELO che volete farci chiudere tutti, che ce ne andiamo a ingrassare qualche paese estero meno burosauro e borbonico dell’Italia. E quando saremo via, che l’Italia affondi nella melma, chissenefrega.

    *faremo come quando c’era la norma di Mister B? Una bella scatola con tutti gli scontrini di tutti gli acquisti? E poi però non si acquisteranno più giornali (tanto c’è Internet), caffè al bar (ce lo facciamo a casa, il caffè), sigarette (fa solo bene alla salute). Così edicolanti, tabaccai e bar andranno in malora anche loro :-/

    28 Lug 2015
  4. Laura

    Reply

    Eppure sarebbe così semplice! L’unica imposta realmente legittima è quella sul valore aggiunto (con un correttivo sul reddito esclusivamente al di sopra di una soglia medio/elevata): se ogni cittadino potesse detrarre dalla propria denuncia dei redditi ogni spesa sostenuta e comprovata, sarebbe suo interesse ottenere le ricevute fiscali che, a loro volta, comproverebbero il giro di affari di commercianti, artigiani, professionisti, medici… Sintanto che non si riceve un beneficio dal pagamento con ricevuta bensì il contrario, un’inversione di tendenza è impossibile.

    11 Ago 2015
  5. Ale

    Reply

    Che fine ha fatto poi questa cosa? Avevano detto ah, see vabbé ci siamo sbagliati, la toglieremo. L’hanno tolta? A me non risulta, non ne ho più sentito parlare, a voi risulta qualcosa? Sarei proprio curiosa di saperlo.

    E la faccenda dell’indegno limite massimo di 15.000 euro per rientrare nei minimi/forfettario (ci lamentavamo del limite di 30.000… e questi lo hanno perfino abbassato) se sei professionista è stata cambiata? Non mi risulta nemmeno quello, a voi?
    Magari Renzie pensa di dare il contentino lasciando i minimi al 5% ancora per un po’ a chi l’ha già e/o alle startup, ma… e gli altri?? Magari pensa che noi freelance ce le dimentichiamo, certe cose. MA ANCHE NO!

    14 Set 2015

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di Mario Panzeri tempo di lettura: 3 min
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