Lavoro indipendente sempre più decisivo: May be.
16 Marzo 2017 Lavoro
ll lavoro autonomo finalmente diventa una componente riconosciuta della “questione sociale”. Accade in Gran Bretagna, dove il governo della signora May una decina di giorni fa ha annunciato l’intenzione di aumentare per gradi i contributi previdenziali dei self employed da qui al 2019. L’ondata di proteste e di critiche sollevata da questo annuncio ha costretto ora il governo a rimangiarsi la decisione. E’ interessante che l’opposizione non sia venuta solo dalle associazioni di rappresentanza degli interessati, peraltro frammentate in molte sigle, quanto dall’opinione pubblica in generale espressa dalla grande stampa che se ne fa portavoce.
Sono così venuti alla luce dei dati interessanti. Dal 1975 l’incidenza del lavoro autonomo sul totale degli occupati in Gran Bretagna è passata dall’8,7% al 16% di oggi, interessa 4,8 milioni di persone e continua a crescere. In Italia invece, pur interessando ancora circa 5 milioni e mezzo di persone, continua a diminuire dal 2004 ma per la semplice ragione che al vecchio lavoro autonomo, costituito essenzialmente da contadini e commercianti, si sostituisce quello di seconda generazione, di professionisti, in particolare delle professioni non regolamentate.
Quello che importa, nell’esperienza inglese di queste settimane, è che le problematiche emergenti nel dibattito pubblico sono le stesse che in Italia: da un lato l’insicurezza, in particolare per la vecchiaia, dall’altro un reddito medio che ormai tende a diminuire visto l’uso sempre più selvaggio che si fa del lavoro autonomo, incrementato dal cosiddetto “capitalismo delle piattaforme” (Uber, Amazon ecc.), con una diffusione a macchia d’olio della gig economy e dei bogus self employed (false Partite Iva).
Secondo Bruno Anastasia, attento studioso del mercato del lavoro italiano, il lavoro autonomo in Italia tende a “normalizzarsi”, cioè a raggiungere un’incidenza sul totale degli occupati analoga a quella di paesi come la Francia, la Germania e la Gran Bretagna. Per noi quello che succede in questi paesi è una conferma del ruolo decisivo che il lavoro indipendente continua ad avere in un mercato in permanente trasformazione ed è uno stimolo in più per continuare la nostra azione a tutela di una parte della società che presenta ancora troppi lati vulnerabili. Ma è anche un monito al sistema politico, alla nostra grande stampa, alla cultura, così superficiale spesso, nei giudizi: “attenti a non prendere sottogamba il lavoro autonomo”. E’ una realtà complessa che sfugge ai cliché ed alle definizioni sommarie, è maltrattata ma comincia a sapersi difendere. Bisogna farci i conti, insomma.