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Un tesoro di giornalista cercasi

19 Dicembre 2017 Vita da freelance

Testimonianza di una socia Acta

Sono una cercatrice di lavoro seriale. Lo cerco anche quando ce l’ho. Cercare lavoro fa ormai parte integrante di quello che faccio ogni giorno, così è accaduto che mi sono lasciata tentare da una sponsorizzazione su Facebook: una iniziativa editoriale lanciava una campagna di recruitment “per una realtà patrocinata ai massimi livelli istituzionali italiani”.

So di turismo, beni culturali, non faccio altro che scrivere, mando il curriculum.

Mi rispondono molto educatamente dopo un paio di giorni, scoperchiando una realtà di lavoro non retribuito che non mi capitava da anni.

Senza nulla voler togliere all’iniziativa di cui non ho nessuna conoscenza e che, per quanto ne so, potrebbe essere la migliore dei prossimi anni, alcuni punti della mail di risposta al mio cv meritano perlomeno una citazione.

 

1) La premessa: “Puntiamo a una squadra unita e vincente che in breve tempo riesca a fare della propria partecipazione all’iniziativa il progetto della propria vita”.

 

Le prime righe della mail mi fanno pensare a un impegno parecchio intenso: “il progetto della vita”. Però, mi dico, forse finalmente troverò una casa lavorativamente parlando, qualcuno che mi chieda di non fare altro e dedicarmi ad un unico ambizioso progetto (chissà perché qualcosa dentro di me continua irrazionalmente a sperarlo).

 

2) La necessità della formazione: “procediamo con un primo colloquio via Skype e dunque con un periodo di prova e di formazione della durata di 4/6 mesi, attraverso il quale puntiamo a creare il primo gruppo di coordinamento nazionale che affiancherà la nostra redazione centrale”.

 

Con la parola formazione inizio a essere meno speranzosa e i miei sogni sono scomparsi all’istante. L’idea di fare formazione non mi piace affatto. Se si tratta di scrivere, scusate, ma nessuno può insegnarmi niente e mi sembra che l’idea iniziale della selezione fosse proprio quella di raccontare l’Italia. 4/6 mesi di formazione poi non sono pochi per una libera professionista, si tratta di un investimento che toglie tempo ad altri lavori che servono per vivere, a lavori già presi, a lavori da cercare.

 

3) Il compenso: “superata questa fase (quella della formazione), in cui non vi è costo per il candidato come non vi è remunerazione, si entra a far parte del team con un accordo che contempla anche un rimborso spese basato sul tipo di collaborazione stabilita.  Ma si tratterà comunque di un percorso graduale, che dipenderà molto dal contesto operativo nel quale la Risorsa verrà inserita. Inizialmente vi sarà anche la compatibilità con altri lavori ma sempre nel rispetto dei programmi operativi che andremo a condividere”.

Quindi dopo 4/6 mesi di formazione ci sarà solo un rimborso però non subito, gradualmente, mentre gli altri lavori si potranno fare sono nel rispetto dei loro programmi operativi. Siamo sicuri che questa si possa chiamare una campagna di recruitment?

 

5) Il valore aggiunto: “Nel momento in cui inseriamo una nuova risorsa nel team, la presentiamo ufficialmente al mondo intero e non possiamo permetterci di avere successivamente defezioni improvvise e incontrollate. Potersi presentare in Italia e nel mondo come “XXXXX” significa acquisire un importante valore aggiunto e poter dare un contributo al rilancio strutturale e culturale del nostro Paese. È dunque una scelta di responsabilità”.

 

Allora cambia tutto. Ecco perché farlo: per avere la possibilità di appartenere finalmente a qualcosa non sapendo ancora cosa dire ai propri genitori in risposta alla domanda “che lavoro fai?”.

 

6) Il segreto: “Fino ad inquadramento definitivo vi è sempre compatibilità con altri lavori, mantenendo ovviamente il segreto professionale per quanto concerne le informazioni che riguardano le nostre attività e progetto”.

 

Giunta alla parte del “segreto professionale” sono ormai un po’ paranoica e inizio a preoccuparmi per tutti coloro i quali, alle prime armi, decideranno di fare il colloquio via Skype e accettare questa proposta di pseudo collaborazione lontana anni luce dall’odierno dibattito sull’equo compenso e sulla dignità del lavoro autonomo.

 

7) L’investimento: “A febbraio 2018 è previsto il primo raduno a Roma al quale parteciperanno tutte le risorse da noi selezionate a cui daremo gli input finali in vista della conferenza stampa internazionale di Aprile. Il viaggio sino a Roma per quell’occasione sarà l’unico investimento che dovranno sostenere, anche questo per noi una prova di volontà e di comprensione del progetto globale”.

 

Bene, il “progetto globale” mi sembra di averlo compreso alla perfezione e per me non è valso neanche il tempo di una mail di risposta un po’ cattiva che facesse intendere loro che fare il giornalista è un lavoro molto serio: abbiamo un Ordine nel quale io credo, una responsabilità nei confronti dei cittadini e dei lettori, dei diritti, tra i quali quello di essere retribuiti per quello che facciamo.

Qualcuno ha detto che il dovere di un giornalista è scrivere quello che vede, per questo ho sentito il dovere di scrivere un post che raccontasse questa vicenda che, lungi dall’essere conclusa è in pieno svolgimento e vede l’”adescamento” di tantissimi ragazze e ragazzi. Fate attenzione!

ACTA

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Un tesoro di giornalista cercasi

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