Quando e per chi è giusto lavorare gratis?
7 Aprile 2020 Lavoro, Prontuario Redacta
Il lavoro gratuito dovrebbe essere dosato con cura: ci sono casi in cui è ammissibile, e altri in cui sarebbe meglio evitarlo.
Nei giorni della pandemia e della quarantena forzata, l’offerta di intrattenimento casalingo ha registrato un’impennata. Le iniziative su schermo e carta stampata si sono moltiplicate, in alcuni casi accompagnate da sconti o periodi di prova gratuiti. Anche il quotidiano la Repubblica ha fatto la sua parte: il 28 marzo è uscito nelle edicole insieme a uno speciale del supplemento illustrato Robinson. Il numero, dedicato alla pandemia e intitolato “Resistere”, contiene i contributi di 51 fumettisti e illustratrici. Il supplemento è stato distribuito a pagamento, insieme al quotidiano – ma a gran parte delle autrici e autori coinvolti è stato invece richiesto di lavorare gratis. Moltissimi hanno accettato.
Si tratta di professionisti noti e meno noti – alcuni sono stati contattati personalmente dal quotidiano, altri hanno ricevuto una “chiamata alle armi” dalla propria casa editrice di riferimento, che ha fatto da intermediaria. La progettualità del prodotto editoriale è stata minima: chi ha accettato di donare il proprio tempo e la propria professionalità al colosso dell’editoria periodica GEDI è stato inserito nel supplemento, in spazi più o meno visibili a discrezione della redazione, in alcuni casi a scapito dell’integrità artistica dell’opera.
Acta e Redacta, insieme all’associazione Autori di Immagini, ritengono che il lavoro gratuito andrebbe gestito con molta più attenzione. In linea generale, è accettabile lavorare gratis:
- se il beneficiario è un organismo no-profit o se i ricavi vanno in beneficenza (e che la cosa sia verificabile);
- se l’azione è a beneficio esclusivo di chi esegue il lavoro o della sua categoria/associazione/sindacato di riferimento;
- se nessuno ci guadagna: ma allora deve essere chiaro che si tratta di un lavoro volontario dettato, per esempio, da impegno politico o culturale condiviso da tutte le parti in gioco.
Il caso di Robinson e della Repubblica, come tanti altri che coinvolgono creatività e grandi aziende, non rientra fra queste ipotesi. Anzi, secondo le dichiarazioni di Urbano Cairo (presidente di RCS Mediagroup) e di Ernesto Mauri (ad di Gruppo Mondadori), in questo periodo gli affari per quotidiani e periodici stanno andando a gonfie vele. Più in difficoltà sembrano le lavoratrici e i lavoratori editoriali, almeno secondo i dati rilevati nei mesi scorsi dal sondaggio di Redacta. Vale quindi la pena di tenere a mente anche i rischi del lavoro gratuito:
- svalutazione professionale – se un lavoro può essere svolto gratis, chi ne beneficia inizia a pensare che quel lavoro non abbia poi molto valore;
- abbassamento generale dei compensi – un’azienda che ha pagato poco o niente un lavoro sarà ancor meno disposta a pagarlo adeguatamente la volta successiva, ad altre lavoratrici e lavoratori;
- abbassamento personale dei compensi – una volta stabilito un prezzo basso o la gratuità di un lavoro, sarà molto difficile alzare il compenso la volta successiva.
La forza negoziale di un singolo collaboratore nei confronti di un colosso della comunicazione o di qualsiasi altra grande azienda è minima: proprio Robinson ha dimostrato che, se alcuni artisti si rifiutano di lavorare gratis, è possibile trovarne altri disposti a farlo.
L’unica soluzione è fare rete. Lavorare gratis per imprese commerciali permette di avere un po’ di visibilità, e sappiamo che questo è il ritornello e la promessa di chi prende e non dà nulla in cambio. Ma il prezzo da pagare, in termini di svalutazione del proprio lavoro e abbassamento dei compensi, è molto elevato e ricade su tutti – nel caso di Robinson, su autori, fumettisti, illustratrici.
Il miglioramento della condizione di ogni lavoratrice e lavoratore passa dal miglioramento di quella di tutti gli altri.
Segnaliamo che il neonato gruppo Acta giornalismo sta raccogliendo, insieme a Slow News, testimonianze e dati sulla condizione dei freelance del giornalismo e della comunicazione. Rispondi al sondaggio entro il 20 aprile!
1 Commenti
Susanna Botta
ReplyGiustissimo, ed è assolutamente vero per tutti i settori!