Maternità: proposte ACTA per garantire l’indennità
3 Dicembre 2021 Maternità
L’indennità di maternità non è un diritto di tutte le lavoratrici, specie se autonome.
Più volte abbiamo osservato la necessità di intervenire sia sull’impianto generale, molto frammentato e datato, per coprire effettivamente tutte le lavoratrici, sia sulla Gestione Separata dell’INPS, che rappresenta un po’ la cenerentola delle gestioni previdenziali e si caratterizza per una gestione inefficiente e avara.
La nostra proposta, articolata in quattro punti, mira a favorire l’accesso all’indennità di maternità a tutte le lavoratrici autonome e a garantire loro – nel momento del bisogno – una prestazione economica minima, indipendentemente da quanto versato.
1. Un’indennità minima di maternità per tutte le lavoratrici autonome
Il trattamento di maternità è molto diverso a seconda della tipologia di lavoro svolto.
Nell’ambito del lavoro autonomo è in genere prevista un’indennità di maternità minima (di poco superiore ai 1000 euro) sia per le commercianti, artigiane e coltivatrici dirette, che afferiscono all’INPS, sia per le professioniste con cassa privata.
Le iscritte alla Gestione Separata INPS e al F.p.l.s. (ex ENPALS), invece, non hanno un minimale. Molto spesso l’indennità che percepiscono è irrisoria, ben lontana dall’assicurare un adeguato supporto. Una carenza che non è in alcun modo giustificabile, soprattutto alla luce del forte attivo di queste due gestioni.
Proponiamo di estendere l’introduzione di un’indennità di maternità minima a tutte le gestioni previdenziali. L’indennità di maternità, su base mensile, non potrà essere inferiore a una cifra pari a 2 volte l’assegno sociale ricalcolato sulla base di 12 mensilità (nel 2021 997,27, dato che l’importo dell’assegno sociale è stato fissato a 460,28 euro per 13 mensilità).
2. Informazione e semplificazione dell’accesso alle indennità di maternità
Molte lavoratrici non accedono all’indennità di maternità e di congedo parentale perché non conoscono i propri diritti o perché ricevono informazioni scorrette o infine perché non riescono a presentare correttamente la domanda e seguirne i vari passaggi.
È necessario che l’INPS si faccia carico di:
- Fornire un’informazione più completa e dettagliata sul sito relativamente alla maternità delle lavoratrici non dipendenti;
- Informare con le sue circolari, non solo degli obblighi degli iscritti alle varie gestioni previdenziali, ma anche dei diritti, in modo che i commercialisti, spesso l’unico contatto informativo per tanti lavoratori e lavoratrici autonome, possano aiutare a rendere consapevoli tutti dei propri diritti;
- Coordinare tutto l’iter successivo alla presentazione delle domande di indennità, eventualmente sollecitando l’integrazione della documentazione o segnalando eventuali errori, sino a garantire l’intero versamento di quanto dovuto;
- Fornire documentazione trasparente del calcolo dell’indennità, in modo che ciascuna possa effettuare una pronta verifica di quanto ricevuto;
- Creare un canale diretto per segnalare inefficienze;
- Allungare i tempi per la presentazione dei ricorsi e garantire una risposta chiara e documentata a tutti i ricorsi.
3. Garantire la cumulabilità dei contributi
Sono sempre più frequenti le lavoratrici che svolgono più lavori in contemporanea e che afferiscono a più casse di previdenza. Con le norme attuali non è possibile cumulare le indennità di più gestioni e quindi durante la maternità non è possibile mantenere un reddito paragonabile a quello percepito in precedenza.
Si propone di rendere cumulabili i contributi versati in parallelo su più casse. Per poter usufruire della cumulabilità, la lavoratrice con redditi sia da lavoro dipendente sia da lavoro autonomo o con più attività autonome afferenti a diverse gestioni, deve poter versare il contributo per la maternità in tutte le gestioni (superando la distinzione tra contribuenti esclusivi e non).
4. Norme per la maternità nella Gestione Separata INPS
Il calcolo dell’indennità di maternità per le iscritte alla gestione separata prende come riferimento l’anno del parto, con due conseguenze negative:
- è più povera del dovuto perché in parte è calcolata sul reddito maturato durante la gravidanza, quando l’attività lavorativa è ridotta;
- la parte a saldo arriva in ritardo, perché il calcolo definitivo dell’indennità può essere fatto solo dopo che sono disponibili le dichiarazioni dei redditi dell’anno del parto.
Chiediamo che il calcolo dell’indennità sia riferito, come già avviene per le professioniste con casse private, ai due anni precedenti l’anno del parto (se esiste un pregresso di due anni, in caso contrario all’anno precedente), in modo che l’indennità possa essere liquidata in tempi brevi.
Infine, con riferimento ai congedi parentali, chiediamo che, analogamente a quanto avviene per le dipendenti, siano utilizzabili entro i 12 anni del bambino e che venga rimosso l’obbligo di astensione dall’attività lavorativa come avvenuto per il congedo di maternità per effetto della Legge 81/2017 (obbligo di astensione solo per le collaboratrici).
2 Commenti
Gaia Pallotta
ReplyAiuto mi han respinto la maternità
Samanta
ReplyCiao Gaia, se hai bisogno per la tua domanda di maternità respinta puoi scrivere al nostro servizio L’esperto risponde o fissare un appuntamento con lo sportello maternità. Trovi tutte le info nel calendario e nella sezione Servizi.