Il lavoro autonomo che piace al governo non è quello dei freelance
29 Novembre 2022 Fisco
La legge di bilancio, ampiamente commentata sulla stampa sin dalla presentazione delle prime misure, è apparsa ai più particolarmente favorevole al lavoro autonomo, considerato il naturale bacino elettorale della destra.
In questa direzione andrebbero infatti alcune delle nuove misure previste, come l’aumento della soglia per la flat tax da 65.000 a 85.000 euro, lo stralcio delle cartelle esattoriali fino a 1000 euro, oltre che l’innalzamento del tetto sui contanti a 5.000 euro e, ultimo, l’esonero dall’obbligo di accettare pagamenti tramite POS per gli acquisti inferiori a 60 euro.
Sull’aumento della flat tax ci siamo già espressi, consideriamolo ora insieme alle altre misure.
Una legge su misura per commercianti e artigiani
L’aumento dei contanti, lo stralcio delle cartelle esattoriali e l’eliminazione dell’obbligo di accettare il POS per pagamenti di limitata entità sono una concessione ad alcune categorie del lavoro autonomo più tradizionali, che offrono servizi alle persone, come i piccoli commercianti e gli artigiani. Categorie che stanno diventando sempre meno numerose, ma che sono le uniche viste dal governo.
Anche l’aumento della flat tax è particolarmente vantaggiosa per questi lavoratori autonomi che hanno indici di forfettizzazione dei costi molto elevati (specie i commercianti per i quali i costi stimati e quindi esclusi dall’imponibile rappresentano il 60% del fatturato).
Sicuramente non pensata per i freelance
Non c’è invece alcuna attenzione nei confronti del nuovo lavoro autonomo professionale, un aggregato eterogeneo di lavori spesso nuovi che hanno come asset le conoscenze e la creatività.
Sicuramente non c’è attenzione alla versione povera del lavoro freelance, purtroppo maggioritaria, che, come abbiamo visto, è penalizzata da un carico fiscale superiore a quello dei dipendenti. Ma è penalizzata anche la parte più dinamica e promettente del lavoro freelance.
Da un lato l’esasperazione della flat tax e del meccanismo di forfettizzazione dei costi toglie ogni incentivo a investire in attrezzature e conoscenze (il 22% del fatturato è portato in deduzione dall’imponibile, indipendentemente dai costi effettivamente sostenuti).
Dall’altro lato l’applicazione di questo regime alle sole partite iva individuali scoraggia la creazione di società e altre forme aggregative, le sole in grado di permettere di uscire dall’attuale frammentazione, di strutturare e rafforzare l’offerta di servizi.
Una cattiva immagine del lavoro autonomo
C’è anche un altro effetto negativo.
Questa impostazione della legge di bilancio continua ad accreditare l’immagine di un lavoro autonomo basato sull’evasione e l’elusione fiscale, che in Italia non è mai stata superata e sulla base della quale sono sempre stati motivati trattamenti iniqui come la differenza nella no tax area, nei bonus e persino nell’età della pensione.
Un’immagine che non rispecchia quella dei freelance, che in grandissima parte hanno per committenti imprese e pubbliche amministrazioni, e che per questo hanno pochissime possibilità di essere pagati senza fattura (sono un costo che le imprese sono interessate a documentare), mentre continua a essere elevata la probabilità di non essere pagati pur emettendo fattura.