Dichiarazione sull’IA generativa Pt. 5
17 Luglio 2024 Dal mondo, Diritti, Lavoro, Traduzioni tecniche, Vita da freelance
Negli scorsi mesi, Tramiti ha lavorato in collaborazione con AVTE alla stesura di una dichiarazione su una nuova tecnologia che sta toccando svariati settori, tra cui la traduzione multimediale: l’IA generativa.
Frutto del confronto tra le varie associazioni di traduttori audiovisivi europei che fanno parte di AVTE, il documento affronta il fenomeno da diversi punti di vista, dalla presunta utilità pratica di questa tecnologia per la traduzione multimediale al suo impatto sul settore e sulla società stessa. Tocca, naturalmente, il perno del dibattito sulla legittimità dell’IA generativa: il riconoscimento dei diritti d’autore, a cui abbiamo dedicato un webinar per traduttori multimediali riassunto in cinque articoli.
La dichiarazione originale è stata stampata in un opuscolo per essere distribuita e discussa alla AVT-AR, la prima conferenza europea sui diritti d’autore di chi traduce opere multimediali, organizzata da AVTE il 16 maggio a Barcellona. Di seguito presentiamo la quinta parte della versione tradotta in italiano, che prende in considerazione il quadro generale e le implicazioni sociali di un mondo pervaso da contenuti prodotti dall’intelligenza artificiale (qui le parti 1, 2, 3 e 4).
Dichiarazione di AVTE sull’IA generativa – 5 Prospettiva etica
La proliferazione di contenuti generati da IA presenta implicazioni sociali di rilievo.
- Finché gli algoritmi dell’IA privilegeranno le opere conformi ai gusti dei Paesi sviluppati, esiste il rischio concreto che una simile egemonia culturale soffochi le qualità caratteristiche delle platee di altri Paesi. E ancora, favorendo un’omogeneità culturale filtrata attraverso le lenti della cultura mainstream, l’IA rischia di promuovere bias nocivi.
- I medesimi algoritmi dettano i contenuti da produrre in base alle loro potenzialità commerciali, rendendo più difficile l’emergere di idee autenticamente originali o controcorrente, a scapito di creatività, diversità e individualità.
- Alcuni propongono un compromesso in cui la traduzione automatica verrebbe confinata a opere audiovisive di basso livello intellettuale, come reality show, soap opera del palinsesto diurno ecc, mentre i titoli d’alto livello verrebbero affidati a professionisti competenti. Il medesimo ragionamento è stato proposto per la letteratura. In risposta, il CEATL ha messo in guardia contro i pericoli di questa discriminazione letteraria che presuppone l’inferiorità di alcuni generi rispetto ad altri. AVTE è dello stesso avviso per quanto riguarda le opere multimediali. Tralasciando il fatto che tradurre l’oralità, le idiosincrasie, l’intertestualità, i riferimenti alla cultura pop e l’accavallamento dei dialoghi tipici dei reality show richiede notevoli competenze, una simile distinzione sottintende una visione opinabile ed elitaria: a chi spetta giudicare il valore di un prodotto culturale? Se riserviamo all’intrattenimento “basso” un trattamento linguistico di seconda categoria, negheremo a chi è esposto principalmente o esclusivamente a opere di questo tipo una preziosa opportunità di sviluppare competenze linguistiche e di pensiero critico attraverso i contenuti multimediali. Maggiormente colpite da tale approccio saranno le persone cresciute in contesti a bassa scolarizzazione e basso reddito, solitamente meno esposte all’intrattenimento d’alto livello. Destinando loro opere con traduzioni scadenti, aumentiamo il divario tra privilegiati e svantaggiati.
- Tutti gli aspetti precedenti porteranno col tempo all’impoverimento delle nostre culture, della nostra capacità di scrittura e del linguaggio stesso. L’utilizzo diffuso dell’IA ci renderà assuefatti alla mediocrità e metterà a repentaglio lo sviluppo e la trasmissione del patrimonio culturale. Questo fenomeno è destinato a peggiorare sempre di più man mano che l’IA si alimenterà in modo crescente dei propri stessi output, pregiudicando l’apprendimento basato sui prodotti umani (fenomeno noto come self-pollution, “auto-inquinamento”).
- Nell’eventualità in cui diventasse possibile tutelare i contenuti generati da IA pura come proprietà intellettuale, esiste il rischio che un numero esiguo di soggetti abbastanza facoltosi da permettersi di impiegare l’IA arrivi a detenere i diritti di una quantità incommensurabile di contenuti, pregiudicando lo sviluppo creativo dei singoli individui.
- In quanto meccanismo di produzione di massa a basso costo che sostanzialmente riduce l’arte a merce prodotta su ordinazione, l’IA generativa rappresenta una minaccia di concorrenza sleale per gli autori di contenuti, che diventeranno sempre meno inclini a dedicarsi a professioni creative.
- In ultimo, l’IA generativa viene presentata agli utenti finali come una soluzione rapida, economica e accessibile, eppure non è possibile ignorare l’ingente quantità d’energia che consuma, il suo impatto ambientale e lo sfruttamento dei “micro worker”: esseri umani (spesso provenienti dai Paesi più poveri) che svolgono mansioni ripetitive per compensi irrisori allo scopo di addestrare l’intelligenza artificiale. Considerato il quadro generale, l’IA potrebbe non rivelarsi un’opzione più economica degli esseri umani per tradurre opere di intrattenimento. Riteniamo più consono riservare il potenziale dell’IA a fini più urgenti e utili all’umanità come migliorare l’assistenza sanitaria, sostenere la ricerca scientifica e mitigare le disuguaglianze economiche.
L’utilizzo dell’IA nelle traduzioni a carattere creativo è una pseudo-soluzione a un problema inesistente: il suo unico scopo è far risparmiare denaro all’intermediario, con il risultato di mettere a repentaglio il sostentamento dei traduttori professionisti e presentare al pubblico prodotti di qualità inferiore. Basti pensare che, secondo l’UNESCO Courier, i costi della traduzione audiovisiva rappresentano solitamente meno dell’1% del budget di una produzione cinematografica eppure ne permettono l’internazionalizzazione, che ammonta a circa il 50% dei profitti.
Il linguaggio è ciò che ci rende umani. Ci appelliamo al settore dell’audiovisivo affinché scelga di valorizzare il profondo contributo culturale apportato dai traduttori umani invece di inseguire ciecamente il miraggio di una tecnologia che, se abusata, ci renderà progressivamente meno umani.