Mastrapasqua: l’INPS come la famiglia. La famiglia Adams, però.
10 Giugno 2011 Previdenza
E’ stato pubblicato il nuovo rapporto dell’INPS.
La prefazione, a firma del suo Presidente, è un concentrato di orgogliose rivendicazioni che suonano come una beffa per chi rientra nel regime pensionistico contributivo.
Con un incipit trionfalistico rivendica i successi del riequilibrio dei conti e il coraggio di quanti hanno osato cambiare, dimenticando che questi capitani coraggiosi hanno rinviato l’operatività del contributivo per non ricadere essi stessi nel nuovo sistema.
Nega che i giovani siano stati penalizzati dalla riforma e ribadisce che non si possono fare previsioni per il futuro, quindi niente busta arancione.
La prefazione continua con la fiera attribuzione a dirigenti e funzionari INPS del ruolo di “prefetti del welfare” (copyright Sacconi) e con un temerario parallelismo tra l’INPS e la famiglia, i due baluardi alla crisi. Si ricorda che il sistema è solidale, perché paga le pensioni di agricoltori che non hanno versato adeguati contributi (ciò vale anche per categorie , come quella dei dirigenti, che grazie a questa solidarietà possono contare su pensioni molto generose, ma su questo la prefazione glissa) e perché ha erogato 20 miliardi di euro per ammortizzatori sociali nel 2010 (è irrilevante che i non dipendenti, come sempre, non vi abbiano potuto accedere?). Si sottolinea la solidarietà generazionale, quella dei giovani nei confronti dei vecchi. Chi sarà solidale con loro, che sconteranno situazioni lavorative sempre più discontinue e redditi in diminuzione? Chi sarà solidale con gli iscritti alla gestione separata che con i loro contributi sostengono le generose pensioni retributive di chi ha versato molto poco ?
Leggere per credere
Il sistema previdenziale italiano, dopo quasi vent’anni di continui e prudenti aggiustamenti riformatori, può vantare – a detta di tutti i commentatori più autorevoli, e a detta delle autorità europee – una stabilità finanziaria e una equità invidiabile.
(…)
Hanno avuto coraggio il Parlamento, il Governo, le parti sociali, che congiuntamente hanno garantito agli italiani il passaggio da un sistema ineguale e troppo generoso con alcuni, a un orizzonte equo e solidale. Per tutti.
Equità e solidarietà sono gli elementi cardine di un sistema previdenziale che richiede responsabilità e conoscenza.
(…)Comunque una cosa è certa: l’equilibrio e la stabilità raggiunti dal sistema non sono stati conseguiti a scapito delle giovani generazioni. Oggi – e giustamente – discutiamo della consistenza delle pensioni future. Ma senza questa stabilità le pensioni dei giovani non ci sarebbero state.
Forse rimangono privilegi del passato. Forse restano gli effetti di eccessive generosità consumate in anni in cui si scommetteva su un ciclo economico in continua crescita. Ma la sicurezza e la stabilità conseguita oggi, a conclusione del lungo complesso di riforme, è innanzitutto una garanzia per i più giovani. La pensione non è a rischio. È una delle certezze che consentono di guardare al futuro con fiducia.Occorre una fiducia coraggiosa, quella di chi osa cambiare, aggiungendo alla solidarietà generazionale assicurata dal sistema a ripartizione, quella inevitabile responsabilità individuale che è stata doverosamente introdotta dal sistema contributivo.
La pensione ci sarà. Anche per i giovani. Ma la qualità della loro pensione di domani si costruisce oggi, agganciata sempre più al destino del sistema Paese. La crescita economica complessiva [quale?], l’aspettativa di vita, la creazione di redditi più consistenti [!?], sono le variabili che determineranno la futura prestazione pensionistica.
Si discute spesso delle possibili previsioni, o delle simulazioni spesso fantasiose che diventano argomento di dibattito approssimativo o strumentale.Quando il tempo della pensione è ancora lontano, le variabili appena indicate rendono le proiezioni irrealistiche.
(…)
Il Ministro del Lavoro disse un anno fa ai nostri dirigenti e funzionari di essere i “prefetti del Welfare” sul territorio. Io credo che quello che era un auspicio e un monito sia stato in gran parte realizzato. Nel 2010 attraverso l’Istituto sono
stati erogati quasi 20 miliardi di euro nei cosiddetti ammortizzatori sociali: dalla cassa integrazione, in tutte le sue modalità, al sussidio di disoccupazione, alla mobilità.
(…)
Il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha spesso indicato nell’INPS e nella famiglia i due baluardi di difesa della società italiana in questo biennio di crisi. È un confronto che ci onora. L’INPS come la famiglia; l’INPS vicino agli italiani come solo la famiglia può e sa fare. L’INPS come la famiglia capace di integrare risorse, di sostenere nelle difficoltà, di assicurare solidarietà a chi da solo non riesce a provvedere.
Se preferisci, puoi leggere tutta la Prefazione Mastrapasqua Inps
4 Commenti
Francesca Pesce
Reply“L’INPS come la famiglia; l’INPS vicino agli italiani come solo la famiglia può e sa fare. L’INPS come la famiglia capace di integrare risorse, di sostenere nelle difficoltà, di assicurare solidarietà a chi da solo non riesce a provvedere.”
ma con quale coraggio???!!!!
Con la gestione separata avete creato un pozzo senza fondo, ma almeno tacete! Un po’ di decenza.
Andrea
Reply… e dopo la mazzata dell’aliquota INPS ecco che di nuovo cercano di “spararci ad altezza uomo!” … http://economia.virgilio.it/soldi/il-fisco-aumenta-i-controlli-sui-conti-correnti-piu-difficile-difendersi.html
Valerio
ReplyMa il Sig. Presidente, ci è, o ci fà?
Perchè, se recita una parte, ha un futuro assicurato nel cabaret.
Paola Gatto
ReplyAppunto. Ma di che cosa va cianciando? Anche i controlli e le penalità in caso di mancata contribuzione si sono inaspriti, i termini di regolarizzazione abbreviati. Questo è soprattutto insopportabile, quando il professionista tra attraversando un periodo di difficoltà. Proprio non capiscono.
Vogliono solo dire che la situazione avrebbe potuto essere peggiore (peggiore di così?) Uh che fortuna che abbiamo, allora! Ma questo sistema non va assolutamente incontro a coloro che hanno delle problematiche serie, anzi, toglie loro anche il salvagente!
Non posso pensare che M. creda davvero a quello che dice.
Se alcuni dirigenti possono godere oggi di pensioni adeguate devono dire grazie ai professionisti della Gestione Separata. Per far andare bene le cose ci vuole molto più coraggio di quello che hanno messo in campo loro, prima di tutto il coraggio di non bastonare sempre chi è in difficoltà e poi quello di regolamentare la GS ridimensionando il prelievo contributivo senza vaneggiare di allineamento con i dipendenti (come se le prestazioni per le due categorie fossero assimilabili!!.