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Pane e acqua contro l'aumento dei contributi

27 Giugno 2011 News, Previdenza

L’ora è infausta! Per far cassa il governo vuole aumentare dal 26% al 33% l’aliquota INPS per partite IVA e lavoratori a progetto. Tanti soldi in più per tante garanzie in meno. Tanta arroganza contro chi non ha voce e rappresentanza. Contro questa discriminazione rivendichiamo cittadinanza per i nostri diritti. Prepariamoci a protestare!

UPDATE – Le manifestazioni di protesta a “Pane e Acqua” si terranno:

GIOVEDI’ 30 h. 18.30 davanti a Palazzo Marino a MILANO e al Campidoglio a ROMA

Non mancare, difendi i tuoi diritti! Per maggiori informazioni: Comunicato Stampa e Locandina.

 

Contro chi vuole ridurci al silenzio. Per fare cassa il governo vuole aumentare dall’attuale 26% al 33% l’aliquota INPS per partite IVA e collaboratori a progetto, già duramente provati dalla crisi economica.

Contro le discriminazioni del sistema pensionistico.

Oggi un professionista con ordine paga il 12-14%; un commerciante o un artigiano il 20-21 %; un lavoratore dipendente il 25-26% del costo del lavoro (il 33% di cui si parla è riferito alla contribuzione sulla retribuzione lorda). Una partita IVA contribuisce già oggi con il 26%.  Più di tutti gli altri lavoratori!!!

Per un’equa cittadinanza del lavoro indipendente.

I lavoratori indipendenti con partita IVA sono cittadini di serie A solo quando si tratta di dare: pagano integralmente le tasse perché i loro committenti, aziende ed enti pubblici, richiedono la fatturazione di tutte le prestazioni; con la Gestione Separata finanziano altre gestioni INPS che non sono in attivo; con l’IRAP contribuiscono alla finanza locale come le altre imprese. Ma sono cittadini di serie B quando si tratta di avere: non godono di assistenza in caso di malattia o infortunio; non hanno ammortizzatori sociali; percepiranno pensioni da fame, penalizzate dal sistema contributivo e senza gradini e gradoni per il periodo transitorio.

ACTA invita tutti a tenersi pronti per manifestazioni di protesta a “Pane e Acqua”.

ACTA

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32 Commenti

  1. Pingback: STL
  2. Michele

    Reply

    C’è un modo (un po’ più) efficace per farsi sentire?

    27 Giu 2011
  3. Paola Gatto

    Reply

    Ciao Michele, posso capire la tua perplessità, in confronto all’urgenza di questa protesta e all’efficacia che noi desideriamo che abbia. E’ importante per molti di noi, credi. Ci sono diversi modi di farsi sentire e di lottare. Ma forse posso dire che c’è un filo rosso che collega tutte le proteste fatte finora: il tono, lo stile. Qualcuno depreca questo stile, perché lo definisce “tipo élite”. Ma lo sappiamo, non c’è nulla da sentirsi élite, vivendo col 30% del reddito lordo e con la paura della depressione dietro l’angolo. Ma il nostro tono, liberamente scelto, è un tono idoneo per la comunicazione con le parti a cui vogliamo convogliare il nostro messaggio. Anche in difficoltà, siamo riusciti, grazie a belle idee di Dilva e di altri che ce le hanno suggerite, a mantenere uno stile dignitoso e piacevolmente scenografico anche se in realtà eravamo i….rritati, molto irritati. Tuttavia non è creando congestione di informazioni che riusciremo a farci capire. Meglio utilizzare il tono giusto, che possa essere inteso da chi di dovere. E spero che capirai presto cosa voglio dire. Ti saluto, Paola

    27 Giu 2011
  4. Marialuisa

    Reply

    il problema è serio, spero che anche le altre associazioni degli autonomi si mobilitino davanti a questa minaccia

    27 Giu 2011
  5. claudio

    Reply

    anche con il supporto delle informazioni contenute sulla vostra pagina ho creato la seguente pagina su facebook

    https://www.facebook.com/pages/Contributi-INPS-dal-26-al-33-BASTA-spremere-partite-IVA-e-collaboratori/182387565152544

    27 Giu 2011
  6. FedericaDAlessio

    Reply

    Non è per gli aperitivi che mi sono iscritta a quest’associazione. Serve qualcosa di molto più serio e radicale che apra un percorso di lotta. Serve convocare un’assemblea nazionale degli autonomi e dei precari e lanciare una manifestazione di solidarietà. Serve provare a far cadere il governo. ACTA può farsi promotrice di un percorso di lotta o tutto ciò che vi viene in mente è pura simbologia (ripresa da un mondo di aperitivi che tra l’altro, non mi affascina particolarmente) fine a se stessa?

    28 Giu 2011
  7. Cristina Zanni

    Reply

    Per Federica e chi non si riconosce in queste modalità di protesta.

    Acta è un’associazione che si basa solo sul lavoro volontario di pochi, direi pochissimi.
    Non è affatto facile organizzare manifestazioni di massa, noi pochi che ci diamo da fare non lo sappiamo fare. Se poi parliamo di far cadere il governo, non ci riesce neppure Bersani, che è sicuramente più capace e potente, almeno di noi.
    Nel dicembre 2009 in vista di un’altra finanziaria e della ventilata ipotesi di alzare i nostri contributi, usando le nostre capacità (poche direte, ma siamo comunque stati gli unici) abbiamo organizzato un’occupazione pacifica della triennale. Una paglicciata secondo molti, ma l’aumento dei contributi alla fine non c’è stato.
    Questa volta abbiamo deciso di riporvarci così come siamo capaci. Ma se qualcuno vuole organizzare quelche cosa di diverso, forza noi vi seguiamo.
    Per parafrasare il nostro amico Giacomo Mason: “Perchè Acta sono io, sei tu ,siamo tutti noi!”.
    Non disperdiamo energie nel litigare tra noi su quale sia la via migliore, ma semmai moltiplichiamo le iniziative, se la differenza è ricchezza dimostriamolo!
    Cristina, CD Acta

    28 Giu 2011
  8. galda

    Reply

    condivido l’opinione di federica. pane e acqua non sono sufficienti. l’immagine è sottotono rispetto un problema enorme. e poi non c’è proprio nulla da festeggiare, altro che happy hour! in questo modo si da un immagine distorta, come se alla fine tutto finisse a tarallucci e vino (all’italiana insomma). sono dell’idea che servono forme di protesta più forti, incisive, che possano portare ad una soluzione, una trattativa, insomma ad un risultato utile per noi. serve una presa di posizione dura e inequivocabile!

    28 Giu 2011
  9. FedericaDAlessio

    Reply

    Cara Cristina, ti ringrazio per la risposta e ti faccio presente che non stavo litigando con nessuno, semmai, come è mio pieno diritto criticando un’iniziativa che a mio parere rimane sul terreno della massima superficialità. Appena si riceve una critica in questo paese ci si sente subito offesi e attaccati, gli italiani sono un popolo di permalosi, si sa. Allora chiariamo, non pretendo che indiciate voi (cioé ‘noi’ dovrei dire, visto che sono socia) una manifestazione di massa, però un’assemblea dei soci si può fare? Per raccogliere proposte e iniziative? Questa è la mia proposta: assemblea nazionale di tutti i soci ACTA, subito, per varare un documento che apra un percorso di lotta, da sottoporre al vaglio di altre associazioni e di singole persone e personalità. Un documento chiaro, non politichese, per chiedere non solo il NON aumento, ma la RIDUZIONE dei contributi INPS e una serie di altre cose che ci migliorerebbero la vita e che voi del direttivo sapete senz’altro meglio di me.
    Attendo risposte.
    Federica

    28 Giu 2011
  10. alessandro.miglio

    Reply

    Sottoscrivo in pieno la proposta di Federica.
    Mi sono appena iscritto ad ACTA perché, per una serie di motivi, mi sembra l’associazione che meglio di altre può rappresentare gli interessi e i diritti delle “nuove” figure presenti nel mindo del lavoro.
    Quindi, assemblea dei soci e degli iscritti, magari a settembre, con un percorso di preparazione durante l’estate e una serie di iniziative preparatorie (anche l’aperitivo, perché no, se serve a far conoscere e soprattutto a permettere a tanti di noi di riconoscersi e incontrarsi).
    Saluti e grazie per quanto fatto fino ad oggi.

    28 Giu 2011
  11. Dario Banfi

    Reply

    Stefano l’incontro è unhappy non si festeggia un bel niente. Anzi si va per disturbare l’opinione pubblica, per fermare chi entrerà in luoghi del potere (a breve verrà spiegato come e dove..) ed è quanto riusciamo a preparare in pochi. Ci sarà comunicazione alla stampa e invito a riprendere la situazione (anche reale nei luoghi dei nostri sit-in), alle associazioni, mailing-bomb su politici, gruppi su FB e campagna via Twitter, oltre a tam-tam su community professionali. L’idea è di raccoglierci da qualche parte [Milano e Roma] e muovere le persone alla partecipazione pubblica. E’ previsto un comunicato stampa che non definirei conciliante, ma va dritto alla questione, senza mezzi termini.

    Federica, l’assemblea si può fare, è un’idea. Considera che la decisione di andare contro è del tutto sottointesa non serve un’assemblea e di documenti e analisi della situazione ACTA ne ha elaborati molti già da tempo. Serve pianificare una lotta serrata, coinvolgendo il più possibile l’opinione pubblica. Comunque il suggerimento è stato recepito.

    Il Consiglio Direttivo ha deciso di fare prima questa azione e non si torna indietro, vediamo come va. Se ci appoggiate è meglio per tutti, se non funzionerà ne faremo altre e altre ancora… Intanto serve passare parola senza troppe dietrologie sul paese degli offesi qui bisogna rompere le palle ai politici e sputtanare le politiche che creano sperequazione sociale.

    28 Giu 2011
  12. FedericaDAlessio

    Reply

    Prima dell’opinione pubblica, con tutto il rispetto, sono i vostri soci quelli che dovreste coinvolgere. Poi non ho capito di quali dietrologie sul paese degli offesi parli. Ve l’ho detto in faccia che c’è permalosità anche da parte vostra, se vuoi chiamale ‘avantologie’, calzerebbe senz’altro meglio. Dimostratevi superiori alla media anche in questo, e riscuoterete da parte mia maggior fiducia. Altra cosa: mi piacerebbe ascoltare da parte del mio direttivo un linguaggio un po’ meno simile a quello dei presunti ‘arrabbiati’, che vanno di parolacce ogni volta che rimangono a corto di argomenti.

    28 Giu 2011
  13. ugo

    Reply

    Ha ragione Dario! Siamo a 839 lettori di questa notizia in pochissime ore. E stiamo già circolando sui social. Chi si dedica a intercettare gli umori della rete è già lì a fare i conti. E si sta chiedendo: mi preoccupo o non mi preoccupo? Facciamogli capire che è meglio che si preoccupi! In questo momento mettiamo tutte le energie per uscire dall’invisibilità sociale. Alle 13.30, tra due ore, Tremonti metterà le carte in tavola! Facciamogli capire che ci siamo anche noi! Per il resto: ACTA vive delle idee e delle energie degli associati. Un’assemblea nazionale mi sembra un’idea bellissima. E mi piacerebbe che il primo intervento brindasse alla vittoria degli Unhappy Hour contro il minacciato 33%!

    28 Giu 2011
  14. ACTA

    Reply

    Detto fatto, l’assemblea si terrà il 7 luglio ore 17.00 in sede ACTA. Chi è lontano può collegarsi via skype, ci faccia sapere su info ( at ) actainrete (punto ) it

    Dovrebbe comunque essere arrivata or ora un’e-mail agli iscritti ACTA con le indicazioni per i sit-in prossimi di Roma e Milano e la data dell’assemblea..

    28 Giu 2011
  15. Federico Fischanger

    Reply

    Grazie Cristina per il richiamo alla partecipazione più attiva. Semplice proposta. Una scadenza vicina per incontrarci e confrontarci ce l’abbiamo già: lo spettacolo di Bologna del 4 (lunedì prossimo). Partecipiamo tutti, sosteniamo la compagnia degli ACTORI e vediamoci un po’ prima (lo spettacolo è alle 21) per programmare iniziative future.

    28 Giu 2011
  16. Laura Gentili

    Reply

    Cari amici,
    farò di tutto per essere presente il 30 giugno davanti a Palazzo Marino.
    Il tempo a disposizione è poco ma mi chiedevo: portiamo delle magliette bianche e ci scriviamo sopra Pane e acqua? Altre idee?

    Laura Gentili
    Traduttrice

    28 Giu 2011
  17. FedericaDAlessio

    Reply

    State scherzando vero? Assemblea nazionale tra una settimana?
    Un modo per non far venire nessuno!!!

    28 Giu 2011
  18. FedericaDAlessio

    Reply

    Poi via skype, ma che roba è? Ma l’avete mai fatta un’assemblea di lotta?

    28 Giu 2011
  19. ugo

    Reply

    Federica,
    credo che tu stia chiedendo cose giuste. E penso che nell’incontro del 7 potrai esprimerle pienamente. Anche via skype perché funziona: in un’ora dici, discuti e fai cose che un tempo richiedevano giorni. Ma sinceramente penso che tu stia usando un approccio che in questo momento è controproducente. Ti propongo di deporre le armi contro ACTA, non credo sia il tuo nemico. E ti invito ad essere con tutti noi all’aperitivo di protesta “Pane e Acqua”. Se invece vorrai continuare nella tua impostazione polemica, ti dico da ora che le armi le depongo io. E non commenterò più i tuoi interventi.

    28 Giu 2011
  20. FedericaDAlessio

    Reply

    Ma quale nemico e quale polemica! Ma lo vedete che siete tutti permalosi! Se non si impara a farsi criticare, non si cresce mai nella vita, ragazzi! I toni non possono essere ipocriti e affettati, tra amici quando si litiga ci si scalda, ti è mai capitato? Beh io preferisco dirsi le cose schiettamente che non allisciarsi il pelo… Poi esulti perché ci sono state tante visite sul sito, indovina un po’ grazie a chi 😉

    28 Giu 2011
  21. Dario Banfi

    Reply

    Il ministro Sacconi inizia a prendere le distanze e dice su Twitter: “Le notizie riguardanti interventi in materia previdenziale e riguardo l’età pensionabile delle donne sono semplicemente infondate”. Il twit è uscito a poche ore dalla nostra diffusione del comunicato stampa sulle iniziative ACTA del 30 (h.18.30) a Milano (sotto Palazzo Marino) e Roma (sotto il Campidoglio). Motivo in più per essere in piazza giovedì.

    28 Giu 2011
  22. Adele Oliveri

    Reply

    Federica, secondo me una cosa non esclude l’altra. In questo caso ci siamo dovuti muovere d’urgenza, il CdM dove si discuterà la manovra è giovedì, quella che proponi tu è un’azione di lungo corso e ampio respiro che richiede più tempo per essere attuata. Si possono fare entrambe le cose, secondo me. Anzi è un bene che si facciano.

    28 Giu 2011
  23. Nina

    Reply

    Qui un articolo che parla della mobilitazione…
    http://www.linkiesta.it/gli-autonomi-ora-protestano-pane-e-acqua
    speriamo scendere in piazza serva 🙂
    nina

    28 Giu 2011
  24. FedericaDAlessio

    Reply

    Adele, hai ragione è una proposta a lungo respiro…e sarebbe bene, sì, ne sono convinta. Ci proviamo!

    28 Giu 2011
  25. SABINA

    Reply

    sono una nuova iscritta ACTA, non avevo ancora letto della novità riguardante la DEA PARTITA IVA…il problema è serio, assolutamente grave e la cosa ancora più grave è che i lavoratori a partita iva non “se li fila nessuno” e se protestano nessuno parla di loro! dei dipendenti, soprattutto pubblici se ne accorgono tutti..chissa come mai?! e dire che siamo la fortuna degli imprenditori…con noi si risparmiano tanti F24 con i quali dovrebbero versare i nostri contributi, mentre noi con un reddito di 15.000 euro annui, regaliamo alla nostra vecchiaia, sempre se ce l’avremo una vecchiaia e sopratutto a che età inizierà, ben 4000/5000 euro! Quindi dovremmo lamentarci??? 9800/900 euro al mese e senza 13esima nè 14esima…Cosa si può voler di più???

    29 Giu 2011
  26. SABINA

    Reply

    correggo 800/900 euro…

    29 Giu 2011
  27. Roberto A

    Reply

    nessuno ha intenzione di aumentare la contribuzione per i professionisti iscritti alla gestione separata.Al massimo,si dovrebbe alzare la contribuzione dei contratti di collaborazione,visto che il loro 26,72 in realtà è meno,visto che utilizza lo stesso metodo del 33% dei lavoratori dipendenti.Quindi,statevene pure tranquilli.

    29 Giu 2011
  28. SABINA

    Reply

    @Roberto A : tranquilli? un pò difficile, direi che continueremo ad essere “incazzati”, perchè la percentuale del 26,72% non è definibile scandalosa è un vero furto! per non parlare di quella gran presa per i fondelli che in fattura porta il nome di “rivalsa”, non voglio inserire la percentuale…”un pasticcio tutto italiano”…tranquilli.

    29 Giu 2011
  29. Dilva

    Reply

    “unhappy hour”

    Un paio di anni fa o, forse, solo un anno fa, dopo aver partecipato -per l’ultima volta- ad una patetica riunione del “Gruppo Comunicazione ACTA”, dissi ad Anna Soru (Presidente ACTA):
    “Se in ACTA, non ci sono tutte le professionalità in grado di fare una campagna di comunicazione, lasciate perdere.
    Il rischio è altissimo perché, sbagliare una comunicazione, si paga e il danno, può essere altissimo e molto lungo il tempo per porvi rimedio.”

    Sarà anche brutto dirlo ma, in questo mondo dove il brutto dilaga, posso permettermi di dire: avevo ragione.

    Per chiarire l’argomento, prima desidero utilizzare un esempio: la campagna TV per Lancia New Ypsilon – “Il lusso è un diritto” – (testimonial Vincen Cassel).
    Volutamente non entro nei dettagli del girato, certamente Vincen è affascinante ma, quando arriva il claim, c’è chi, come me, ha un moto di disgusto.
    Affermare che “il lusso è un diritto”, soprattutto in anni come questi nei quali vengono cancellati tutti i diritti basici, vuol dire solo aver, o aver voluto, spezzare il target.
    Non credo sia stato un banale errore o, almeno, lo spero, un errore mirato a solo a “rompere”, a “bucare lo schermo”, a “far parlare a qualunque costo” (pessima linea di pensiero ADV: purché se ne parli, va bene qualunque cosa, anche il Tapiro di Striscia la Notizia, anche i rutti, se non peggio.
    Un linea che, dagli anni ’80, ha rovinato l’ADV facendo avanzare, oltre che l’ignoranza e il cattivo gusto, la non fidelizzazione alla marca o al prodotto e il consumismo più stupido e sfrenato che, abbiamo visto e stiamo vedendo a cosa ci ha portati).

    Penso (mi auguro), che sia stata una precisa scelta MKTG: l’auto ha un costo molto alto per le sue caratteristiche, da anni il positioning è vuoto e tendente ad un vago lusso, l’auto non ha un successo particolare (la Ypsilon 10 spopolò, io stessa ne comprai due, una dopo l’altra, ovviamente) e allora, ecco che si spacca il target e ci si rivolge ai finti ricchi, a quei poveretti (con reddito buono ma, certamente non ricchi) che si illudono di poter, attraverso quell’auto, appartenere al mondo del lusso, imponendo loro, addirittura, di pensare che il lusso è un diritto.

    Il target viene decisamente spaccato per raggiungere “solo” quel tipo di possibile acquirente, rinunciando a quella parte di mercato che, certamente ha qualche soldo ma anche, un bel po’ di cervello (questo mercato esiste ed è pure in aumento, vedi i SI’ ai referendum).
    Con gli stessi soldi, compreranno un’altra macchina (se davvero ne avranno bisogno), per il semplice motivo che non vogliono essere assimilati a quel mondo del “lusso apparente” a quel mondo del mero e vuoto “apparire”.
    Non ritengono affatto che “l’apparire” sia un “diritto” degno di essere conquistato.

    Dunque, dietro a quello spot, è probabile che ci sia stata una seria ricerca quantitativa e qualitativa, una seria analisi MKTG, una precisa strategia MKTG che ha portato ad un precisa scelta creativa che, infine, ha prodotto quella comunicazione pubblicitaria.
    Vendiamo di meno ma, vendiamo e vendiamo lì.
    Se è andata così, sicuramente a quella campagna hanno lavorato professionisti capaci e l’obiettivo comunicazionale è stato raggiunto.
    Solo le vendite daranno la risposta definitiva, se saranno quelle previste, vorrà dire che il messaggio è stato correttamente inviato e, dal target, correttamente recepito.
    Se le vendite saranno di molto inferiori al previsto, quel Direttore MKTG e tutto il gruppo di lavoro creativo, dovrebbe essere eliminato perché ha semplicemente “toppato”.

    Nella comunicazione, tutti sappiamo che esistono i “segni” (messaggi) che possono essere felici, infelici e concorrenti. Questo è ciò che permette di capire se una comunicazione risulta felice, infelice o concorrente e, in ogni caso la “colpa” di eventuali comunicazioni infelici o concorrenti, è sempre e solo di chi comunica, mai del ricevente.

    Chi vuole fare comunicazione, soprattutto se in ambito di argomenti sensibili (sociali, politici, economici…), deve tenere sempre ben presente il rischio che sta correndo, se non viene fatta un’attenta analisi MKTG, un’attenta analisi del target, un’attenta analisi della situazione ambientale, sociale, politica, economica, se non si chiarisce bene quale deve essere l’obiettivo da raggiungere, il rischio di fare danni è molto alto. Meglio non fare comunicazioni sbagliate, meglio agire e basta.

    Una comunicazione che necessita di essere spiegata/giustificata, NON è comunicazione.
    Se sono io ad iniziare una comunicazione e il ricevente non capisce, fraintende ciò che intendevo comunicare, vuol dire semplicemente che parlavo a me stessa e non a colui al quale mi stavo rivolgendo, cioè, sono io che non ho instaurato una corretta comunicazione, adatta a colui al quale mi volevo rivolgere. Punto.
    Salvo che si voglia selezionare il target, spaccarlo ed eliminare chi interpreta diversamente il messaggio.

    “unhappy hour”,
    ha un bel visual, una bella, pulita impaginazione e un bel “secondo claim” (e questo “secondo” è uno dei problemi), a colpo d’occhio, in ordine di precedenza, io leggo:

    1. unhappy hour:
    siamo in Italia e coloro che pensano in inglese sono ben pochi, i caratteri giustificati, cioè molto spaziati tra loro, non facilitano affatto la lettura, ciò che subito si legge è happy hour (in italiano: aperitivo) e “un”, invece di significare -insieme a happy- “infelice”, può tranquillamente non essere letto o essere letto come “un” nel senso di “uno” in italiano.
    Sto parlando di colpo d’occhio, di lettura immediata, di sensazione immediata e assolutamente non di ignoranza. Non è dell’eventuale ignoranza di chi guarda, il problema.
    Semplicemente: siamo in Italia e la stragrande maggioranza di noi usa l’italiano e, gli occhi, subito recepiscono, subito scatenano sensazioni, è il colpo d’occhio a determinare tutto, da subito.

    2. “PANE E ACQUA” (il secondo claim), il pane e il bicchiere

    Risultato: APERITIVO PANE E ACQUA.

    La risposta immediata di molti (io compresa), è stata: ma vaffa….. per il semplice motivo che non è certo l’aperitivo che manca a moltissimi di noi P.IVA e a moltissimi degli italiani tutti, a tutti noi, mancano i diritti!
    Abbonda invece la discriminazione, ripeto, per tutti anche se con metodologie differenziate in funzione di chi ci vuole incastrati in centinaia di categorie e si rifiuta di riconoscerci come semplici cittadini, esseri umani che devono tornare ad avere i loro diritti e, primo fra tutti, il diritto ad una vita dignitosa.
    Per tutti!

    Questa comunicazione, offende chi deve risolvere problemi seri e reali e offende chi ha una coscienza e sa, che c’è chi deve risolvere il problema: del pranzo, della cena, delle bollette, dell’affitto, della visita specialistica, del futuro dei figli, della mamma, … e, certamente, sa che l’ultimo dei suoi pensieri, è un happy hour a base di pane e acqua.

    Quando proposi le “sacche per trasfusioni” per l’unica manifestazione ACTA (Triennale-Cadorna), non c’era “ironia”, c’era solo il desiderio di rappresentare una condizione: ci stanno dissanguando.
    Oggi, dopo la morte di quella ragazza, moglie e madre, morta proprio perché si faceva prelevare il sangue in segno di lotta, oggi, mai e poi mai riproporrei al stessa cosa, il rispetto, per me, è ancora un valore.

    Oggi, ACTA, rischia di essere riconosciuta come: … ACTA? Ah, sì, QUELLA DEGLI APERITIVI !

    Direi che ACTA ha completamente sbagliato il suo positioning (ammesso che non sia, invece, uscita la vera anima di ACTA).

    L’aver scelto come “stile” identificativo di ACTA, l’ironia (peraltro, assolutamente non compresa perché non siamo più nella “Milano da bere” e perché, quella, non è ironia), è cosa ridicola: non si può ironizzare sulla vita delle persone (nessuno ha voglia di sorridere di fronte alla morte di Pierpaolo Faggiano, il giornalista quarantunenne e precario, che si è tolto la vita una decina di giorni fa), eventualmente si può fare sarcasmo, questo sì, ma allora bisogna lasciarlo fare a chi lo sa fare: Vauro, Pat, Robecchi…, per esempio.

    Non è possibile utilizzare il medesimo tono di voce per qualunque comunicazione, si deve adeguare sempre la comunicazione, deve esserci la giusta comunicazione in funzione dei contenuti che si vogliono comunicare.
    Ciò che può restare invariato, è solo il format, ma certamente non il tono di voce, sono troppi i contenuti sui quali, non esiste più nessuno che abbia voglia di ridere!

    I tempi cambiano (non solo perché esiste il web e il dilagare degli “unprofessional”: i “credenti” del saper fare tutto), e non capirlo vuol dire accorgersi che si sta parlando a chi già si trova da un’altra parte: la parte che vuole dare risposte vere ai bisogni veri e universali e, seriamente, si impegna (il riferimento a Hessel non è casuale).
    Continuare a spezzare il target, vuol dire: ritrovarsi con le briciole.

    Nel positioning ACTA, in verità, c’è lo stesso positioning e obiettivo in atto da almeno un anno: vendere ACTA, promuovere ACTA, nient’altro.

    Secondo me, un’associazione sindacale, si può “vendere” davvero bene, solo attraverso le cose che fa, quelle vere, quelle con contenuti veri, quelle che non si limitano a guardare il piccolo orticello che non c’è più… e non sempre e solo apparendo e spettacolizzando.
    Non sono più i tempi per giocare.
    Non siamo più (per fortuna) nella “Milano da bere” e degli “eventi” – che tutto sono tranne che “cultura”-, quella cultura che, a Milano (prima dell’arrivo di “qualcuno” e della totale distruzione socio-economica della città), offriva diritti, lavoro e benessere a tutti.

    Ecco perché, pur potendomelo ora economicamente permettere, essendo uscita – per il momento- da una fortissima crisi economica, non sono più socia ACTA.
    Preferisco dare i miei soldi e il mio (tanto) lavoro volontario, a chi riconosce le mie proprietà intellettuali, a chi rispetta me come persona e come professionista, a chi rispetta i miei bisogni veri che sono poi, gli stessi di molti, di troppi.

    P.S.: non abbiamo “scampato” proprio nulla e se noi cittadini non ci diamo una mossa…

    30 Giu 2011
  30. Silvia L.

    Reply

    E a chi li dai i soldi, per curiosità?

    30 Giu 2011
  31. Dilva

    Reply

    Per Silvia: ATDAL Over40, perché il mondo è molto, molto più complesso di come lo vede ACTA e i problemi sono molto, molto più seri e profondi di come li descrive ACTA.
    Ma collaboro anche con tanti altri gruppi per i quali non è necessario essere soci.

    1 Lug 2011
  32. moreno

    Reply

    come ho già scritto on altra parte di questo sito::::::::::….

    cari signori portatori di partita iva (io sono uno di voi) ,il problema è uno eunico…..noi non abbiamo nessuno che ci tiene uniti e quelli che lo dovrebbero fare non fanno i nostri interessi(nel mio caso l!albo artigiani).poi è nella nostra indole “guardarci in cagnesco” x non farsi soffiare il cliente…… o viceversa. Proviuamo ad essere anche noi una forza unica come gli altri—dipendenti pubblici o privati— iniziamo anche noi a fare dei veri scioperi e blocchi,; ma a differenza dei sopracitati non facciamoli di comodo solo il venerdi max un intera settimana o più ……..proviamo a tenere tutti senza idraulici ,fabbri,elettricisti imprese edili , piccoli commercianti,panettieri, autotrasportatori ,ecc ecc (scusate se non vi nomino tutti); siamo piccoli ma siamo tanti,,però—scusate ma sono veramente esasperato—-se non ci incazziamo veramente non otterremo mai niente, anzisaremosolo noi a tirare avanti il paese facendoci prenderepure x i fondelli dai dipendenti pubblici che impiegano l!alta mezza giornataper lavorare a nero…..e non sono neppure controllati perche non “esistono” ,e poi chi deve controllare lke ditte li troviamo a lavorare come consulenti o altro,,,a nero,,presso grosse aziende. PROBLEMA TASSE ECC dove abito io __fIrenze__ esiste un ospedale militare dove fra personale militare e civile ci saranno circa 300 dipendenti. Il suddetto immobile è da tempo inutilizzato e fatiscente ma le manutenzioni e i consumi ci sono comunque ….lo stesso dicasi x l!istituto geografico militare dove anche li! ci sono tantissim dipendenti pubblici che non fanno nulla .Anzi non proprio nulla !!!!!!! in entrambe le strutture ci sono militari “trombati” li parcheggiati in attesa di pensione che tutto il giorno o quasi stanno su internet a guardarsi e scaricare film porno o anche di altro genere ,fare fotocopie ed altre cose non propri inerenti al proprio lavoro PERCEPENDO STIPENDI PROBABILMENTE SPERIORI AI 5000 EURO. Queste situazioni ,quante ce ne saranno in tutto il paese e forse anche più gravi??????? IN UN PAESE come il nostro ci sono circa 3 milioni di dipendenti pubblici che con l!avvento dei pc circa la metà non serve più…..SONO QUESTI GLI SPRECHI TA TOGLIERE (HO DETTO TOGLIERE NON TAGLIARE)….COMINCIAMO A PAGARE UN MILIONE DI STIPENDI INUTILI IN MENO, E VEDRETE L!ECONOMIA COME SI PAREGGIA DI BOTTO,,,,,, E POI FACCIAMO PORTARE LA TASSAZIONE AL 25% E VEDRETE COME RIPARTEL!ECONOMIA… PERCHè ESSA RIPARTE SOLO SE GIRANO I SOLDI E TALI “OGGETTINIPREZIOSI” LI ABBIAMO FATTI SEMPRE GIRARE NOI PICCOLE PARTITE IVA NON CERTAMENTE GLI INDUSTRIALI CHE NE FANNO COLLEZIONI OPURRE LA MAGGIOR PARTE DEGLI OPERAI CHE ARRIVA A FATICA A FINE MESE CIAO A TUTTI UN ARTIGIANO INCZZ.

    24 Lug 2011

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di ACTA tempo di lettura: 1 min
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