Il contributivo all’italiana e i suoi omologhi esteri
3 Novembre 2011 Dal mondo, Previdenza
L’affermazione che la Gestione Separata INPS (GS) – il fondo pensione pubblico in cui i lavoratori indipendenti versano il 26,72% del reddito lordo per garantirsi una pensione e alcune forme di copertura assicurativa– è un piano a contributi definiti è corretta fino a un certo punto.
Infatti, la GS è uno schema nozionale a contributi definiti (NDC – Notional Defined Contribution scheme) in cui le posizioni assicurative dei partecipanti – cioè di tutti noi – non rappresentano dei conti veri e propri in cui sono depositati i nostri soldi ma delle semplici registrazioni contabili e gli interessi maturati su questi fondi – la c.d. rivalutazione – è, appunto, nozionale.
Finora tale sistema è stato adottato, oltre che dall’Italia, dalla Svezia, dalla Polonia, dalla Lettonia, dal Kirghizistan, dalla Mongolia, dalla Russia e dall’Egitto mentre ne stanno considerando l’adozione la Spagna, la Cina e la Bielorussia.
Caratteristica fondamentale dell’NDC è che è uno schema che coniuga le caratteristiche del sistema a benefici definiti con quelle del sistema a contributi definiti nel senso che, per quanto riguarda il primo caso, i contributi incassati sono utilizzati per pagare le pensioni delle generazioni precedenti.
È appena il caso di ricordare che in un sistema a benefici definiti, un beneficiario va in pensione con una somma calcolata in base a una variabile indipendente dai contributi versati dal beneficiario stesso nel corso della sua vita lavorativa, per esempio lo stipendio medio per gli ultimi cinque anni della carriera. Dato che i contributi dei lavoratori coprono solo una parte della pensione erogata agli stessi, nel lungo periodo un sistema del genere non è sostenibile se non ci sono incrementi di popolazione o di produttività tali da consentire all’ente pensionistico introiti sufficienti a finanziare il divario fra contributi e prestazioni. Infatti, nel caso di un piano pensione pubblico, l’ente pensionistico riceve contributi proporzionali all’aumento della massa salariale e, al netto dell’inflazione, quest’ultima aumenta solo se cresce il PIL e il PIL cresce solo se c’è un incremento della popolazione o della produttività.
Per contro, in un sistema a contributi definiti il beneficiario percepisce una pensione pari alla somma dei contributi versati, opportunamente rivalutati in base ad un indice o ad una tipologia di investimenti che riflette un insieme di fattori fra i quali spiccano l’età e la propensione al rischio del beneficiario. Generalmente, però, per ovvi motivi gli investimenti in un tale fondo sono di natura prudenziale, nel senso che si cerca di ottenere un rendimento adeguato senza mettere a repentaglio il capitale che è, quindi, impiegato in investimenti di alta qualità.
In Italia, tali piani sono diffusi nell’ambito del c.d. secondo pilastro, dove godono di agevolazioni fiscali e sono soggetti ad una vigilanza rigorosa.
L’NDC è invece una combinazione dei due sistemi, nel senso che il beneficiario percepisce una pensione pari ai contributi versati, opportunamente rivalutati ma in base al PIL o ai salari, vale a dire alle variabili utilizzate per il sistema a benefici definiti. Quindi, la rivalutazione dei contributi in Italia è pari alla media mobile a cinque anni del PIL, in Svezia e in Mongolia alla variazione del livello dei salari, nella Repubblica Kirghisa al 75% del livello dei salari, in Lettonia alla massa salariale e in Polonia al 75% della massa salariale.
In alcuni casi i contributi versati dai lavoratori confluiscono in parte nel conto nozionale e in parte su un vero e proprio conto a contributi definiti (CD), pubblico o privato, dove si rivalutano a tassi più allineati a quelli di mercato, quindi migliori di quelli corrisposti sul conto acceso presso l’NDC. In Svezia, su un contributo pari al 18,5% del salario lordo, il 16% è accreditato sull’NDC e il 2,5% su un CD; in Polonia su un contributo pari al 32,55% del salario lordo, il 12,22% è accreditato sull’NDC e il 20,33% su un CD; in Lettonia su un contributo totale del 32,58% del salario lordo, il 20% è accreditato sull’NDC e il 12,58% su un CD; in Mongolia, su un contributo totale del 19% del salario lordo, il 15% è accreditato sull’NDC e il 4% su un CD.
In Italia, tutto il contributo è accreditato sull’NDC.
Un tratto importante del modello NDC è l’assenza di ridistribuzione, una funzione da sempre esercitata dai sistemi pensione – da quando il cancelliere tedesco Otto Von Bismarck promulgò la prima legge istitutiva di un sistema pensionistico nel 1889 – per attenuare i rischi di povertà in età avanzata.
In alcuni casi, si cerca di sopperire a questa mancanza con la presenza di una pensione minima, pagata comunque dalla fiscalità generale. Infatti fra gli esperti è diffusa la convinzione che sia assolutamente necessaria la presenza di una pensione minima data la totale assenza di ridistribuzione del sistema NDC.
In Svezia, per esempio, la pensione minima (guarantipension), disponibile a coloro che sono residenti nel paese da almeno 40 anni, è pari a 9.958 euro all’anno (dati 2011) ed è soggetta a verifica patrimoniale. Un pensionato che maturi con l’NDC una pensione inferiore al 16% del reddito medio (o 5.891 euro all’anno) avrà diritto alla guarantipension. Chi con l’NDC matura il diritto ad una pensione di importo compreso fra il 16% e il 39% (14.352 euro) del reddito medio, si vedrà attribuire un importo pari a 6.895 euro più il 52% della pensione NDC. Una pensione NDC di importo superiore al 39% del reddito medio non dà diritto ad alcuna integrazione.
In Italia i percettori di pensioni maturate con l’NDC inferiori alla pensione sociale di 430 euro al mese (5.600 euro all’anno) possono ricevere un’integrazione, a seguito di verifica patrimoniale, che consenta loro di raggiungere tale somma mensile. I percettori di pensione di età superiore a 70 anni ricevono un’integrazione sufficiente a raggiungere 600 euro mensili.
Nel complesso, il sistema NDC non sembra godere di buona reputazione soprattutto perché i rendimenti sono legati a quelle variabili – crescita del PIL o dei salari – che hanno mostrato la corda nei sistemi a benefici definiti. Inoltre, un tale sistema eroga prestazioni che non sono neanche lontanamente comparabili a quelle maturate in base ad un sistema a benefici definiti e per di più impedisce agli iscritti di partecipare a piani di pensione CD con rendimenti più allineati a quelli di mercato.
Per concludere, si riportano alcuni commenti e conclusioni di uno studio della Banca Mondiale sul sistema NDC:
It has been proposed that notional accounts might make pension reforms politically more palatable, particularly those that involve substantial cuts in future entitlements to restore fiscal sustainability.”… “Indeed, if they did, it would imply that the complexities of notional accounts facilitated the reform through obfuscation, leaving claims of greater transparency rather shallow. [ C’è chi sostiene che il sistema NDC renda le riforme delle pensioni politicamente più accettabili, specialmente quelle che comportano una notevole riduzione delle prestazioni future, per ripristinare la sostenibilità finanziaria… In tal caso, a far passare le riforme sarebbe l’oscurità dovuta alle complessità del sistema NDC, con buona pace di chi ne promuove la maggiore trasparenza]
However, notional accounts do not ensure long run financial sustainability and are subject to the same demographic pressures as other PAYG schemes [ Tuttavia i conti nozionali non garantiscono la sostenibilità finanziaria nel lungo periodo e sono soggetti alle stesse pressioni demografiche cui sono soggetti i sistemi a benefici definiti].
They also fail to diversify retirement income sources relative to funded schemes [Contrariamente ai fondi pensione a contributi definiti, essi (i conti nozionali) non diversificano le fonti di reddito].
Moreover, when implied reduction of benefits is understood, political pressures to prevent these by changing government determined parameters (e.g., notional interest rates, G-values, and minimum pensions) may arise [Inoltre, nel momento in cui si capiscono le riduzioni delle prestazioni implicite nel sistema, si possono determinare pressioni politiche tali da spingere i governi a cambiare i parametri da essi stessi determinati (per esempio il tasso di interesse nozionale, il coefficiente di conversione, le pensioni minime].
Quest’ultimo punto si adatta perfettamente all’azione di ACTA.
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Riferimenti:
http://crr.bc.edu/images/stories/Working_Papers/wp_2003-18.pdf
http://www.espanet-italia.net/conferenza2011/edocs2/sess.5/5-marano-mazzaferro-morciano.pdf