Lettera aperta al Governo
29 Novembre 2011 News, Vita da freelance
Al Presidente del Consiglio Professor Senatore Mario Monti
Al Ministro del Lavoro e Politiche Sociali Professoressa Elsa Fornero
Al Ministro dello Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti Dottor Corrado Passera
Ill.mo Presidente,
Ill.mi Ministri,
ci rivolgiamo a Voi in forma di lettera aperta nella convinzione che la Vostra azione di governo affronterà nodi strutturali e rigidità corporative che rischiano di far inesorabilmente regredire il nostro Paese e che ogni giorno condizionano, sempre più pesantemente, la nostra attività professionale e la nostra vita di cittadini.
ACTA. Associazione Consulenti Terziario Avanzato.
La nostra associazione rivendica cittadinanza ai diritti dei lavoratori professionali di nuova generazione. Interpreta il loro spirito di libertà e indipendenza. Promuove la loro visibilità sociale e le iniziative che ne difendono i diritti. Vive della partecipazione e del contributo di tutti loro.
Il nostro lavoro consiste nella prestazione di servizi immateriali, cognitivi, alle imprese, alle istituzioni, alle comunità. Una politica di sviluppo fondata sull’innovazione, sulla libera circolazione dei saperi, sulla tutela dei beni comuni, sulla difesa del territorio dal dissesto idrogeologico, sulla responsabilità sociale dell’impresa, sul valore del lavoro professionale che si apre all’Europa e al mondo, in grado di contrastare l’impoverimento delle intelligenze e delle risorse umane, è quella a noi più congeniale e, crediamo, più in grado di produrre occupazione di qualità e progresso.
1. Oltre la rappresentanza degli interessi, per la cittadinanza dei diritti.
Siamo un ceto sociale escluso dalle tradizionali forme di rappresentanza: ordini professionali, sindacati, associazioni imprenditoriali. Siamo il prodotto più visibile del cambiamento sociale: ne siamo l’avanguardia. Oggi, e domani ancor di più, il percorso lavorativo di ciascuno attraverserà varie tipologie di rapporto lavorativo. Non pensiamo ad un improponibile ritorno al passato, ma vogliamo un futuro di pari opportunità per tutte le forme di lavoro. Per questo rivendichiamo un moderno Stato sociale, eguale per tutti i cittadini e frutto di un’equilibrata imposizione fiscale.
Nello specifico proponiamo:
- Una consultazione delle parti sociali che tenga presente l’attuale articolazione sociale e riconosca nuovi interlocutori rappresentativi delle nuove modalità lavorative.
- Riforme strutturali nella direzione di un equo riconoscimento del lavoro autonomo professionale.
- Iniziative legislative bi-partisan volte a ridisegnare lo Stato sociale, con particolare riferimento al sistema delle pensioni e degli ammortizzatori sociali, in modo che sia socialmente equo nei confronti delle nuove generazioni e più in generale delle nuove tipologie di lavoratori.
2. Contro le politiche di cassa, per una nuova Gestione Separata INPS.
Riteniamo insostenibile per la nostra attività lavorativa ed eticamente inaccettabile un sistema previdenziale in cui un professionista con cassa paga il 12-14%, un commerciante o un artigiano il 20-21%, un lavoratore dipendente il 25-26% del costo globale (dato che il 33% di cui si parla è in parte riferito alla sola retribuzione lorda), un professionista senza cassa con partita IVA il 26,72%, ora innalzato a 27,72%.
La Gestione Separata INPS non è mai stata interpretata, da entrambi gli schieramenti politici, come una cassa separata, ma come un serbatoio per fare cassa: dal 10% del 1996 si è arrivati all’attuale 27,72%, producendo attivo per finanziare le passività generate da altre gestioni o gli oneri per ammortizzatori sociali dai quali siamo esclusi.
Noi chiediamo la fine di questa logica e una nuova gestione che garantisca un equo trattamento pensionistico e garanzie di tutela sociale.
Nell’immediato proponiamo:
1) La revisione immediata della norma contenuta nella Legge di Stabilità che innalza al 27,72% il contributo INPS per tutti i lavoratori iscritti alla Gestione Separata.
2) Una omogeneizzazione della nostra situazione contributiva con quella degli altri autonomi (commercianti, artigiani, professionisti con cassa), perché:
- rivendichiamo il nostro status di lavoratori autonomi, superando l’ambigua definizione di parasubordinati, che ci vorrebbe lavoratori dipendenti atipici
- il peso della contribuzione grava interamente su di noi e non sui nostri committenti
- siamo sul mercato insieme agli altri autonomi, che, sostenendo costi contributivi più bassi, risultano più competitivi di noi.
3) L’innalzamento della rivalsa contributiva, da rendere obbligatoria, al 10% (ora ferma al 4% come quando l’aliquota INPS era al 10%), la sua esenzione dall’IVA e dalla ritenuta d’acconto, come avviene per altri professionisti.
In prospettiva siamo favorevoli ad un sistema pensionistico uguale per tutti i lavoratori, dipendenti e autonomi, ma chiediamo che in questo percorso la nostra situazione si evolva in parallelo con gli altri autonomi.
3. Una giusta pensione, per un equo patto generazionale.
Sul fronte pensionistico la nostra situazione è particolarmente critica.
Siamo espressione del nuovo mercato del lavoro, in un sistema di welfare ancorato al passato: non siamo tutelati, non solo in termini di mancato guadagno, ma anche di versamenti pensionistici, nelle situazioni di non lavoro per malattia, disoccupazione e lavori di cura.
Per primi sperimenteremo, e in qualche caso stiamo già sperimentando, gli effetti del sistema contributivo, senza che siano stati previsti interventi di transizione.
Siamo vincolati ad una gestione previdenziale rigidamente divisa e perciò ulteriormente penalizzante. Con impossibilità di trasferire verso altre gestioni quanto versato nella Gestione Separata. E penalizzazioni nel meccanismo delle totalizzazioni.
Nell’immediato proponiamo:
1) La piena trasparenza sulle modalità di aggiornamento dei coefficienti di trasformazione.
2) La comunicazione a tutti i contribuenti di proiezioni aggiornate sulla propria pensione (busta arancione), anche al fine di una verifica della sostenibilità sociale del sistema contributivo.
3) L’eliminazione delle finestre di uscita che non hanno motivo di esistere per chi è soggetto al sistema contributivo e sono ulteriormente vessatorie per i lavoratori autonomi: 18 mesi contro i 12 dei lavoratori dipendenti.
4) L’equiparazione ai dipendenti per quanto concerne i benefici fiscali per il finanziamento del pilastro privato, al fine di consentire anche agli autonomi la possibilità di godere un’analoga pensione complementare.
5) La definizione di misure transitorie per chi va in pensione entro i prossimi 10-15 anni, che rischia di non raggiungere neppure la pensione minima o è soggetto a meccanismi di totalizzazione penalizzanti.
In prospettiva siamo favorevoli alla costruzione di una grande INPS che elimini le situazioni di privilegio e quelle di apartheid (come la Gestione Separata). Chiediamo che anche nel sistema contributivo si recuperi la finalità solidaristica delle pensioni, prevedendo una pensione base (aggiuntiva a quella puramente contributiva) legata al numero degli anni lavorati, indipendentemente dai contributi versati e dalla tipologia di lavoro svolto.
4. Una fiscalità equa, per la tutela dei diritti del lavoro indipendente.
Una prima considerazione riguarda l’emergenza attuale: se si dovesse procedere verso ulteriori aumenti della tassazione indiretta al fine di finanziare una diminuzione del costo del lavoro, riteniamo inopportuno l’aumento dell’IVA sulle prestazioni professionali perché si tradurrebbe in innalzamento del costo del lavoro indipendente. Allo stesso tempo se l’abbassamento del costo del lavoro venisse perseguito con un abbattimento dell’IRAP, per essere equo dovrebbe riguardare anche il lavoro indipendente.
Ci sono poi discriminazioni normative che riflettono un’impostazione che privilegia negoziazioni settoriali piuttosto che riconoscere diritti universali: su questo sollecitiamo un intervento perequativo.
Nell’immediato proponiamo:
1) Esenzione delle prestazioni professionali da qualsiasi aumento dell’IVA: il lavoro non è una merce.
2) Estensione dell’eventuale abbattimento dell’IRAP e/o di altre imposte sul lavoro anche al lavoro indipendente, nel caso in cui sussistono i presupposti per l’applicazione delle imposte stesse.
3) Equiparazione ai lavoratori dipendenti in fatto di detrazioni per familiari a carico.
4) Revisione del sistema di spese deducibili inerenti l’attività, in linea con le esigenze del nuovo lavoro professionale autonomo: in particolare evidenziamo la necessità di prevedere la totale deducibilità delle spese in formazione.
4) Semplificazione burocratica e superamento di misure nate per le imprese: IRAP, anticipo IVA e interesse per IVA trimestrale.
5. Contro elusione ed evasione, per una simmetria di diritti.
Siamo favorevoli ad ogni misura che favorisca la trasparenza e la tracciabilità e che permetta il controllo di evasione ed elusione. Come avviene già oggi per chi come noi eroga servizi ad aziende ed enti pubblici, con fatturazione regolare di tutte le prestazioni.
Chiediamo allo stesso tempo un confronto più equilibrato con l’Agenzia delle Entrate e simmetria di diritti fra cittadino e Stato in tutte le pratiche di accertamento.
Nell’immediato proponiamo:
1) la convocazione del contribuente da parte dell’Agenzia delle Entrate prima dell’applicazione di sanzioni pesanti;
2) il rimborso delle spese sostenute dal contribuente in risposta a contestazioni fiscali o entro un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate, quando dimostra di essere stato corretto;
3) l’utilizzo degli studi di settore e del redditometro esclusivamente come strumenti indicativi, senza scaricare sul contribuente l’onere della prova, non di rado impossibile da fornire.
6. Un’equa protezione, per malattia e degenza ospedaliera.
Oggi i lavoratori indipendenti non hanno alcuna copertura della malattia domiciliare e hanno diritto ad un’indennità modesta in caso di malattia ospedaliera
La nostra proposta è quella di incentivare il ricorso allo strumento dell’assicurazione con società di mutuo soccorso, per garantire un’equa copertura della malattia, sia domiciliare sia ospedalizzata.
Proponiamo:
1) Opting out dall’INPS per la malattia, quindi riduzione del contributo INPS dallo 0,72% allo 0,25%, quota stimata per la copertura della maternità (attualmente versiamo lo 0,72%, l’INPS restituisce tra malattia e gravidanza lo 0,33%).
2) La stipulazione di una convenzione assicurativa facoltativa con società di mutuo soccorso che garantisca un’indennità in caso di malattie che comportino un’inabilità al lavoro superiore a 8 giorni (o per periodi più brevi e ripetuti, legati a patologie molto gravi e opportunamente dimostrate) a tutti gli assicurati, proporzionalmente a quanto versato annualmente. Con deducibilità fiscale di tali oneri.
Nella certezza che la Vostra azione di governo vorrà affrontare i temi di questa lettera aperta, confidiamo in un Vostro interessamento personale per rendere possibile un ampio confronto fra le parti sociali al quale anche la nostra Associazione potrà dare il proprio contributo propositivo.
Nel ringraziare, Vi formuliamo i migliori auspici di buon lavoro.
Il Consiglio Direttivo ACTA
35 Commenti
Silvestro De Falco
ReplyOttimo lavoro.
Finalmente anche ACTA ha la sua agenda.
valeriatafel
ReplyBravi, grazie! Sottoscrivo, in quanto socia.
Federico
ReplyTesto perfetto! Speriamo venga recepito dal nuovo governo…
Forza ACTA!!
Manuel
ReplyOttimo lavoro. Speriamo che Monti non sia “sordo”.
Elsa
ReplyNon manca una virgola: e’ un documento importante, dettagliato ed esaustivo e che, a differenza di altri, non solo protesta e rivendica ma chiarisce, suggerisce e propone. Quindi estremamente utile per i destinatari.
Non può essere sottovalutato.
Maurizio Morgante
ReplyHo appena scoperto ACTA e penso proprio che mi iscriverò entro la fine dell’anno; sottoscrivo in toto quanto contenuto nella lettera.BRAVI 🙂
Pietro
ReplySottoscrivo ogni singola parola.
Se si pensa ad un’abolizione degli Ordini Professionali (come mi auguro), il lavoro di ACTA è imprescindibile.
Grazie
Alliandre
ReplyLetto, approvato, sottoscritto e diffuso 🙂
Patrizia
ReplyAvete letto questo articolo?
http://www.corriere.it/economia/11_novembre_29/marro-giungla-iniqua-dei-contributi_d9e04b60-1a56-11e1-a0da-00d265bd2fc6.shtml
Disinformazione completa, non affronta per niente il problema dei professionisti iscritti alla Gestione separata, sembra che i professionisti paghino tutti pochi contributi. Qualcuno dell’ACTA potrebbe inserire nell’articolo suddetto un commento ufficiale dell’associazione?
romano calvo
ReplyOttimo. Bravi. Romano
Elisabetta Oppici
ReplyOttimo, avete toccato tutte le criticità della nostra posizione. Ora dobbiamo farci ascoltare. GRAZIE!!!
Andrea
ReplyLo approvo in toto.Dobbiamo bombardarli con le nostre idee e richieste per avere la giusta visibilità. La nuova ministra del walfare è una delle più attive in fatto di riforma delle pensioni, è ora che il lavoratore autonomo con gestione separata abbia la sua visibilità e si possa confrontare con il governo o chi decide sulla nostra pelle.
Ciao.
Tiziano
ReplyAttiviamoci al massimo: è in gioco la nostra sopravvivenza, e non esagero. Questa mattina, alcune fonti di informazione hanno detto che i nostri contributi INPS verranno innalzati nella nuova manovra di ulteriori due punti per arrivare in definitiva al 33%. Avete inviato per canale diretto questa lettera al dottor DiVico del Corriere? Tentatele tutte, fate tutto il possibile, qui davvero o ci si fa ascoltare o si muore…
Tiziano – socio ACTA
Ricardo
ReplyConfermo quanto detto da Tiziano. Si aggiungono molte voci sui media che danno per probabile un Nuovo aumento di un altro 2-3% di contributi previdenziali a carico della gestione separata! Semplicemente pazzesco! Qualcuno ha qualche informazione in piu’? La lettera aperta e’ ben fatta ma non vorrei veramente che ci pe nalizassimo ulteriormente con la prossima manovra.
traduttore
Replye aggiungerei:
SE QUESTO ILLUSTRISSIMO GOVERNO NON E’ CAPACE DI CAPIRE CHE SIAMO UN CETO PRODUTTIVO CHE FORNISCE UN GETTITO FISCALE IMPONENTE, SIGNIFICA CHE E’ POCO ILLUSTRE.
UN TRADUTTORE CHE OGGI HA PAGATO UN SUPERACCONTO DI IMPOSTE
nICOLETTA SACCON
ReplyCiò che si richiede in questa lettera aperta mi pare assolutamente in linea con questa tensione verso l’equità che sembra finalmente risvegliarsi come aspirazione collettiva diffusa. Sembra un approccio cui il nuovo governo dice di voler adottare: stiamo a vedere se sarà così…
Elena
ReplyCarissimi,
condivido e diffondo, vi ringrazio di cuore.
Elena Doria
http://www.the-checklist.org/blog/acta-scrive-una-lettera-aperta-al-governo/
Matteo
ReplyOttimo, sempre più convinto di essermi associato!
gabriella
ReplyBravi, dobbiamo farcela!
Luigi Daghetti
ReplySono pienamente d’accordo in quanto sono stati argomentati tantissimi punti all’ordine delle varie discussioni.
Spero soltanto che le varie decisioni governative non spostino ulteriormente la pensione di vecchiaia, ovvero ricevere la pensione dopo 50-55 anni di lavoro reale (una realtà che supera qualsiasi fantasia). Un punto che riguarda molti autonomi che hanno lasciato il lavoro dipendente quando non esisteva alcuna cassa previdenziale (anni ’80).
Luigi Daghetti
Luisa Belloni
ReplyBravi, complimenti. Il trattamento attuale è indegno.
Diffondo il vostro operato.
Fabio Sulprizio
ReplyOttimo articolo, complimenti! Io inoltre sostengo sempre che la famigerata gestione separata non rispetta gli articoli 3 e 4 della Costituzione Italiana. Infatti l’ultima parte dell’art.3 recita:
“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Per esempio un professionista dottore in Informatica ha contributi quasi doppi da pagare di un pari professionista Ingegnere Informatico iscritto all’ordine. Questo crea una diseguaglianza economica che mette in forte svantaggio il primo facendogli perdere competitività.
Alliandre
ReplyL’unica cosa che temo io è che con “equità delle aliquote”, “equiparazione delle aliquote”, anche questo Governo intende il “portare tutte le aliquote al 33% dei dipendenti.”
Almeno questo è quello che si deduce leggendo i giornali, perché leggo solo di innalzamento delle aliquote di commercianti e artigiani (20/21%) e forse anche professionisti (con l’assenso delle loro casse autonome).
E mi viene da pensare che *non hanno proprio capito* che 33% per un lavoratore autonomo come noi è TROPPO ONEROSO.
Anonimo codardo
ReplyAndrebbe anche bene… ma deve essere così per _tutti_, professionisti con cassa compresi.
Guido
ReplyMi viene da piangere, è domenica 4 dicembre, il governo ha presentato il piano e ha ascoltato ben poco delle nostre richieste!!! a parte l’assistenza sanitaria…
Manuel
ReplyQuando si tratta di aumentare i contributi per la Gestione Separata, si va avanti di balzelli dell’1-2% alla volta.
Quando si tratta di commercianti e artigiani, un misero 0,3%.
Molto equo.
Stefano
ReplyMaternità paternità e malattia, sarà vero che il nuovo governo ci aiuta?
mc
Replybeh direi che è andata bene! faccio il traduttore da tre anni, e ieri la commercialista mi ha detto per la terza volta di fila che sarebbe il caso di iniziare a fare un po’ di nero. io, che odio chi non paga le tasse, e non potrei comunque lavorare senza fare fattura, le ho detto che pittosto emigro. ringrazio questo nuovo governo per avere ucciso ogni mia speranza di giustizia in questo paese.
Mario Panzeri
ReplyPer mc – Onestà a parte, la commercialista ti ha anche spiegato come, facendo del nero, potresti “reggere” agli gli studi di settore ed al redditometro? Moltissime persone stentano a risultare congrue anche fatturando tutto. Ma forse tu hai un ammontare complessivo di compensi elevatissimo…
patrizia giannotti
Replyconosco,moltissime persone che avevano attività di barbiere parrucchiera negozi di prodotti artigianali ecc ecc che preferiscono lavorare a nero che con partita iva,non pagano affitti contributi e tutto il resto,persone che per lo stato non hanno nessun reddito, bello stato uno stato che rende più conveniente entrare nell’illegalità ,che dovrebbero combattere,tutto per parare il cosiddetto a politici ,pensionati baby e a tutti gli statali .
Elisabetta Oppici
ReplyEh si’, l’unico suggerimento che i commercialisti riescono a dare è proprio questo. Ma in che Paese viviamo? Ormai la manovra Salva Italia è una realtà, e delle nostre istanze non s’è nemmeno accorta, come la Accornero non si è voluta accorgere ( altrimenti le sarebbe venuto da piangere) che continuano ad esistere lavoratori di serie A, che diventeranno pensionati di serie A, e lavoratori di serie B, che diventeranno pensionati di serie Z: siamo noi!
Ma a crescere, il Paese, senza anche noi, come fa?
Comunque, grazie ACTA!