La chiamano equità. I soldi dei freelance per pagare ASPI, esodi incentivati e apprendisti
13 Aprile 2012 Diritti
Altri dettagli emergono pian piano sul Disegno di Legge per la riforma del mercato del lavoro. Questa volta siamo andati a vedere i conti fatti per finanziare la manovra. Li ha pubblicati il Senato e li che mettiamo a disposizione anche qui (.PDF in download).
Ciò che viene pubblicamente raccontata è la necessità di trovare quasi due miliardi di scoperto per i quali verranno introdotte tasse sui biglietti aerei e altre stravaganze simili. C’è, però, un aspetto taciuto ed è da quali “addendi” risulti questa somma algebrica. Sì, perché non ci sono soltanto costi aggiuntivi, ma anche entrate. Una parte arriva dall’aumento del costo del lavoro a termine, ma – udite udite – la parte più consistente di entrate deriva dall’innalzamento delle aliquote contributive della Gestione Separata.
Sono calcolate in 1.360 mln di euro nel 2018, quando sarà a regime l’aliquota del 33%. E a che cosa servono questi soldi? Per gli oneri aggiuntivi derivanti dall’introduzione della nuova ASPI (compresa la contribuzione figurativa di chi gode di sussidi di disoccupazione!!!), per le tutele dei lavoratori anziani (esodi incentivati) e per il nuovo apprendistato. Si legga Pagina 30 del documento in download, a conferma.
In sostanza a tutto ciò che non riguarda freelance e Partite Iva! Una scelta equa, non vi pare?
16 Commenti
Anonimo codardo
ReplySignori, qui ci sono gli estremi per fare causa al Ministero del lavoro. Oggi un consulente versa il 33% all’INPS, i soldi finisco all’ASPI, ma poi un domani quando il consulente andrà in pensione, dove troveranno i soldi per restituirgli quanto versato ?
Jenny
ReplyA questo punto, chiunque ne ha la possibilità, si trasferisca all’estero per il 2018 e abbandoni definitivamente questo regime nel quale non è più possibile vivere. Così almeno si attaccherà al tram tutta questa gente. E rimpiangeranno gli autonomi… E cominceranno a batter cassa da qualche altra parte.
Cominciamo a fare manovre retroattive. C’è gente in questo paese che è andata in pensione dopo 16 (e dico sedici) anni di lavoro (all’acqua di rose). E non ho messo in conto i politici, ai quali bastano 2(!!!) anni.
Togliamo le pensioni a chi non ha lavorato per almeno 20 anni e abbia meno di 60 anni, così tornano a lavorare. Doveri equamente distribuiti per tutti, non solo diritti (ma distribuiti).
Pace e bene a tutti.
Monica
ReplyBisogna fare qualcosa!!!
Questi ci stanno trattando come dei limoni da spremere e basta!!
Io proporrei una forma di protesta fiscale: alla prossima scadenza non versiamo le tasse o i cntributi dovuti… però bisogna riuscire a fare un’azione di massa.
Dobbiamo riuscire ad uscire dalla totale indifferenza che ci circonda, qua sembra che gli unici che hanno qualcosa da protestare sono i lavoratori dipendenti e i pensionati sindacalizzati!!!
Mario Panzeri
ReplySono d’accordissimo su azioni di protesta forti, anche molto forti (le invoco da anni), ma non versare imposte e/o contributi dovuti sarebbe soltanto autolesionistico.
Manuel
ReplyLeggo sul Corriere la seguente dichiarazione della Fornero:
“Non siamo un governo senz’anima, non ci piace aumentare la tassazione, ma è difficile tagliare la spesa improduttiva.”
Cioè è meglio strangolare la parte produttiva del Paese, piuttosto che provare a lasciare a casa i dipendenti pubblici nullafacenti?
QUANDO INIZIERANNO A TAGLIERE LE SPESE?!?
Giuseppe
ReplyIo mi affililio a qualsiasi sindacato o associazione libera che cerca alleanze e contatti con la parte degli sfruttati, autonomi e non. Fintanto che continuo a leggere di “non paghiamo le tasse” e robe similari, rimango cane sciolto speranzoso di uscire dalla solitudine dei non rappresentati. E continuo a pagare le tasse. Al limite, cambio lavoro.
Giuseppe,consulente informatico, autonomo senza cassa da 15 anni
Ciao a tutti
Mario Panzeri
ReplyPer Giuseppe – Ti risulta che ACTA abbia mai finora proclamato uno sciopero fiscale o qualcosa di simile (benché ce ne sarebbero tutti i motivi)?
pietro
ReplyComunque siamo messi veramente male. Nessuno ci ascolta.
Avete mai sentito parlare nei mezzi di informazione del dissennato aumento della contribuzione degli iscritti alla gestione separata?
Io no. Di questo passo arriveremo al 33% poi al 40% al 50% e alla fine ci toccherà pagare per lavorare.
Spero che nel frattempo questa classe politica parassita collassi.
Giuseppe
ReplyPer Mario, lo leggo spesso nei commenti. Acta, spero abbia proposte un po’ più politiche nel senso alto del termine. L’obiezione fiscale per me non e un tabu: vedi obiezione fiscale alle spese militari. nel caso specifico in oggetto, credo si debba lavorare meglio e con le altre categorie del lavoro autonomo, vero o presunto piuttosto che invocare soluzioni rozze e corporative.
Giuseppe fornaciari
Mario Panzeri
ReplyPer Giuseppe
A parte il sottile distinguo tra obiezione fiscale e sciopero fiscale (così sottile che rischia di essere impalpabile), le tue parole confermano che ACTA, per bocca di coloro che per stututo hanno la facoltà di parlare in suo nome, non ha MAI finora, nel corso della sua non brevissima esistenza, invitato i propri iscritti, e in generale i lavoratori i cui diritti ed interessi essa è impegnata a tutelare, a non versare imposte e contributi. Questi e soltanto questi sono i fatti. Quindi, se tu non hai voglia di dare il tuo contributo CONCRETO alla battaglia per la sopravvivenza del diritto delle partite IVA ad esercitare la propria attvità o preferisci farlo con qualche altra associazione (auguri…), si tratta di una tua scelta, che ovviamente hai il pieno il diritto di compiere ma che nulla ha a che fare con le posizioni assunte da ACTA in materia di adempimento degli obblighi fiscali.
Federico Fischanger
ReplyLa nostra più recente proposta politica (ovviamente inascoltata) è disponibile qui:
https://www.actainrete.it/2012/02/proposta-acta-per-il-lavoro-professionale-autonomo/
Petra Haag
ReplyMi piace l’idea di fare tornare al lavoro i baby-pensionati!
Per gli autonomi senza cassa, iscritti alla GS, per ora vedo come unica possbibilità la costituzione di una sas.
Barbara
ReplyPer Petra perchè una Sas non prevede un versamento inps?
Petra Haag
Reply@Barbara, nella sas paga solo il socio accomandandatario e paga un importo fisso fino ad un certo reddito, poi il 21% sul reddito eccedente
http://www.inps.it/portale/default.aspx?lastMenu=5657&iMenu=1&iNodo=5657&p1=2
Monica
ReplyCara Petra,
io sono socio accomandatario di una SAS e ti devo dire che, purtroppo, come tale pago addirittura di più.
Pago 2 volte: come iscritta all’inps commercianti e come iscritta alla gestione separata.
Vai a leggere la chiarissima lettera di una socia “Gli amministratori delle piccole srl come i lavoratori autonomi” del 4 aprile.
Un amministratore di una sas “gode” (poco) dello stesso trattamento.
I compensi degli amministratori sono assoggettati alla gestione separata!
Petra Haag
ReplyGrazie Monica, vedi, di questo non sapevo nulla. Ritocca fare i calcoli!
Fra l’altro, come sas non si ha la rivalsa del 4% ….